Asset allocation: bond Usa e commodity ora cruciali nei portafogli

“Gli investitori sono “cercatori di diversità” nella composizione dei loro portafogli. E 0ra che le cose si stanno complicando e gli esercizi previsivi sono più inutili di sempre, riconoscono i vantaggi della diversificazione, sanno che è il solo rimedio all’incertezza radicale, il criterio più efficiente per avere portafogli di investimento performanti nel lungo termine”. A farlo notare è Carlo Benetti, market specialist di GAM, che di seguito spiega nei particolari come muoversi in ottica di asset allocation in questa complicata fase di mercato.

Oggi è certamente più facile avere un portafoglio diversificato rispetto a quando Harry Markowitz ne definì l’impalcatura matematica: i mercati più lontani sono facilmente accessibili in tutte le piattaforme, gli strumenti indicizzati consentono di investire in migliaia di titoli spendendo poco.

Anche la diversificazione non è più quella di una volta: è facile costruire un portafoglio che sembri diversificato ma, ricorda l’Economist, “costruirne uno che sia effettivamente diversificato è diventato molto più difficile”.

Per essere efficaci, le classi di attivo devono avere bassa correlazione, quanto meno correlati sono i rendimenti degli asset tanto migliore è il profilo rischio-rendimento del portafoglio. Nel tempo però, le correlazioni tra le classi di attivo sono aumentate, mercati che un tempo si muovevano in modo quasi indipendente ora si muovono con maggiore sincronia, salta all’occhio per esempio la correlazione positiva tra azioni e obbligazioni che avevano invece una correlazione inversa. Attività tradizionalmente distinte hanno così cominciato a muoversi nella stessa direzione facendo perdere efficacia all’evergreen dei portafogli, quel “60/40” che consentiva a gestori e consulenti di distribuire i pesi relativi tra titoli azionari e obbligazioni, dosando con sapienza il rischio.

Le condizioni dello scenario sono cambiate: l’inflazione non smette di preoccupare, la guerra dei dazi alimenta i dubbi sulle prospettive dei prezzi nel lungo termine, i rendimenti obbligazionari restano alti. Altrettanta incertezza, se non maggiore, circonfonde il mercato azionario che negli Stati Uniti è vulnerabile alla concentrazione nelle mega-cap tecnologiche e alle valutazioni tirate.

Tra le classi di attivo con le quali ampliare con efficacia la diversificazione dei portafogli ci sono le obbligazioni governative americane a breve termine: offrono un rendimento annualizzato sopra il 4% senza rischio (perlomeno, con il rischio della fiducia nel governo americano). Altrettanto disponibili sono le obbligazioni societarie investment grade che presentano rendimenti attorno al 4,5%.

Poi ci sono le materie prime. La storia dell’umanità è sovrapponibile a quella della lotta per il controllo delle materie prime e delle risorse energetiche e gli eventi politici ed economici di cui siamo testimoni stanno sconvolgendo il mercato globale delle materie prime.

Innanzitutto l’oro: l’incertezza radicale e gli acquisti delle banche centrali hanno portato sugli scudi il metallo giallo, si parla anche della possibile revisione contabile che il Tesoro americano potrebbe applicare alle proprie riserve auree. L’attuale valore contabile di 42 dollari potrebbe essere aggiornato ai valori di mercato spingendo i prezzi ancora più in alto (a meno che il Tesoro non decida di venderne una parte).

Non solo oro e argento, tutte le materie prime sono oggetti di produzione e, nello stesso tempo, soggette alla speculazione, agli investimenti, alle strategie di copertura del rischio. Il legame tra finanza e materie prime è antico, ma negli ultimi decenni si è intensificato, i mercati delle commodities sono sempre più influenzati dalle dinamiche finanziarie globali. Il mercato delle materie prime è dominato dalle aziende che producono o consumano direttamente le materie prime e dagli investitori, fondi comuni di investimento, banche, trader che negoziano i contratti ma non hanno intenzione di entrare in possesso del bene fisico.

L’influenza della finanza sulle materie prime non è senza conseguenze: le commodities sono diventate luogo di forti speculazioni, e quando i prezzi sono del tutto sganciati dai fondamentali dell’offerta e della domanda cresce la volatilità e il mercato si fa ancor più imprevedibile.

Dagli anni Duemila le materie prime hanno cominciato ad essere una asset class attraente anche per gli investitori non professionali, sono almeno tre i possibili vantaggi della diversificazione anche in materie prime: hanno rendimenti positivi nel lungo termine, presentano correlazioni basse con le azioni e le obbligazioni, offrono riparo dall’inflazione.

 

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