Opportunità e rischi nei mercati emergenti secondo DPAM

I mercati emergenti rappresentano oggi quasi la metà dell’economia globale, eppure costituiscono solo una piccola percentuale delle allocazioni nei portafogli a reddito fisso. Michaël Vander Elst, Head of Emerging Market Debt di DPAM, evidenzia come questa asset class offra opportunità uniche, con Paesi che presentano prospettive macroeconomiche favorevoli, bilanci in miglioramento e rendimenti più elevati. “Le allocazioni controcorrente consentono una minore esposizione alle tensioni geopolitiche e commerciali globali in corso, e l’aggiunta di Paesi di frontiera al portafoglio fornisce un carry ancora più elevato e una correlazione bassa o negativa con i mercati emergenti più grandi” afferma Vander Elst.

L’impatto del dollaro forte e dei tassi di interesse Usa

L’anno in corso ha visto una buona performance delle valute emergenti, nonostante l’incertezza legata ai dazi imposti dall’amministrazione statunitense. Secondo Vander Elst, “dato l’elevato carry e le valutazioni favorevoli per le valute emergenti, vediamo valore nel debito in valuta locale”. I mercati emergenti offrono un premio di rischio interessante per livelli di debito relativamente bassi rispetto ai mercati sviluppati, con bilanci in miglioramento.

Tuttavia, il contesto globale impone delle cautele. “A lungo termine, non c’è correlazione tra la performance del debito dei mercati emergenti e i rendimenti dei Treasury USA”, osserva Vander Elst, pur riconoscendo che un rapido aumento dei rendimenti statunitensi può avere un impatto temporaneo sui tassi dei mercati emergenti. La correlazione più importante è quella tra un dollaro forte e la performance dei mercati emergenti: un dollaro eccessivamente forte potrebbe rappresentare un ostacolo. “Non ci aspettiamo un rafforzamento eccezionale del dollaro per il 2025, piuttosto una stabilità con fluttuazioni entro limiti ristretti”, sottolinea l’esperto.

Le prospettive per il 2025

Tra le principali convinzioni nell’asset class, DPAM guarda con interesse al debito in valuta locale del Brasile. “La banca centrale ha aumentato i tassi in modo aggressivo e il governo ha dimostrato impegno sul fronte fiscale”, spiega Vander Elst, pur avvertendo dei rischi politici legati alle elezioni del 2026. Anche la Polonia è tra i Paesi favoriti, grazie alla sua crescita resiliente e ai solidi fondamentali del debito sovrano. Maggiore cautela viene invece riservata al Messico, per le incertezze legate ai dazi e alle tensioni con gli Stati Uniti, oltre alle preoccupazioni istituzionali.

Un portafoglio ben diversificato focalizzato sui mercati emergenti offre oggi un rendimento superiore all’8%, una prospettiva allettante per gli investitori. “Dal punto di vista della duration siamo moderatamente positivi, più orientati verso la seconda metà dell’anno. Dal punto di vista valutario siamo neutrali”, conclude Vander Elst. Le decisioni della FED e della BCE sui tassi di interesse saranno determinanti per le valute emergenti, e le banche centrali di questi Paesi, sempre più sofisticate, sapranno reagire alle eventuali sfide future.

L’attenzione di DPAM rimane alta sul commercio globale e sulle sue ripercussioni sui mercati emergenti. Focus particolare è rivolto alla situazione politica in Brasile, ai negoziati tra Russia e Ucraina e alle dinamiche macroeconomiche della Cina, con implicazioni sulle economie del sud-est asiatico. Il 2025 si prospetta un anno cruciale per i mercati emergenti, tra opportunità e rischi da monitorare con attenzione.

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