Questa settimana si profila cruciale per i mercati finanziari europei: la Bce si prepara ad annunciare una decisione molto attesa sul fronte dei tassi di interesse, con un taglio previsto dal 2,65% al 2,4%. Una mossa che si inserisce perfettamente nella logica della politica monetaria classica, dove “l’allineamento dei tassi di interesse con l’inflazione di riferimento diventa fondamentale”, spiega David Pascucci, analista di XTB.
Secondo Pascucci, “l’inflazione è attualmente in calo al 2,2%, molto vicina al target del 2%, il che rappresenta una condizione ideale per la BCE, che si conferma come la banca centrale che meglio ha gestito l’andamento inflattivo almeno fino ad oggi”. Il focus ora si sposta sulla sostenibilità di questo scenario: sarà necessario che l’inflazione resti stabile, senza ulteriori cali, per evitare pressioni deflazionistiche che potrebbero frenare la ripresa.
Determinanti in questo contesto saranno “i dati PMI, che dovranno continuare a mostrare solidità, e una disoccupazione stabile su livelli minimi, condizione tutt’altro che facile da mantenere con un’inflazione in calo”, sottolinea Pascucci. Il messaggio implicito è chiaro: l’economia reale dovrà farsi carico del mantenimento dell’equilibrio raggiunto, pena un nuovo intervento della Bce.
Obbligazioni Usa: segnali d’allarme per la Fed
Oltre Atlantico, l’attenzione si concentra sullo spread tra i rendimenti dei Treasury a due e dieci anni, tornato a salire fino a 50 punti base. Pascucci evidenzia che “il rendimento del decennale USA ha superato i tassi della Fed, condizione che storicamente anticipa fasi di inversione monetaria e può rappresentare un segnale d’allarme per la banca centrale americana”.
In questo scenario, aumentano le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed: “di recente erano salite al 40%, per poi ridiscendere al 20% nella mattinata odierna”, commenta Pascucci. Una volatilità che riflette l’incertezza degli operatori circa le prossime mosse della politica monetaria statunitense.
Dollaro debole: tra dazi e debito
Il biglietto verde si trova sotto pressione. “Il dollaro risulta particolarmente venduto nelle ultime settimane, una condizione favorita dalle politiche dei dazi e da una strategia che mira a svalutare il debito pubblico americano”, afferma Pascucci. Il trend di indebolimento interessa tutte le principali valute, con inversioni ormai evidenti su coppie come EUR/USD, GBP/USD, USD/JPY e più recentemente USD/CHF.
Questa tendenza, se confermata, potrebbe avere effetti importanti sul commercio globale, favorendo da un lato le esportazioni USA ma alimentando tensioni inflazionistiche di ritorno.
Mercati azionari in pausa: lateralità tecnica e risk-off
Nel frattempo, i mercati azionari attraversano una fase definita di “lateralità tecnica”, dopo le forti correzioni registrate nelle settimane precedenti. Pascucci chiarisce: “siamo in una fase assolutamente normale, dopo cali che hanno portato alcuni indici a perdere dal -15% al -25%”. La tendenza attuale è di tipo risk-off, dove prevale la prudenza e l’attenzione si concentra sulla tenuta dei minimi tecnici.
“La situazione è estremamente tecnica e priva di direzionalità netta. Oscillazioni ampie e volatilità elevata rendono difficile una lettura chiara: si cerca di comprare sui minimi e vendere sui massimi, in un’ottica puramente di breve termine”, conclude Pascucci.
In un contesto in cui le banche centrali cercano di bilanciare stimoli e prudenza, e i mercati restano in cerca di conferme, il quadro rimane incerto ma non privo di opportunità — per chi saprà leggere tra le righe dei dati e delle decisioni politiche.