Rendimenti su, dazi giù: la nuova narrativa che muove i mercati

«Il tema dominante sui mercati riguarda la sorprendente de-escalation nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina», osserva il team di gestione di Pharus. Un cambiamento che ha colto di sorpresa analisti e investitori, costringendoli a rivedere drasticamente le proprie previsioni. Dopo settimane di tensione, la retorica si è improvvisamente ammorbidita, portando numerose grandi case d’investimento a ridurre le probabilità di recessione negli Stati Uniti: Goldman Sachs le ha corrette dal 45% al 35%, JP Morgan ora le stima «al di sotto del 50%», mentre il sito di scommesse Polymarket ha rivisto le proprie aspettative dal 51% al 37%.

La rinnovata fiducia degli investitori

Anche la Fund Management Survey di Bank of America per maggio evidenzia questo cambio di umore: il soft landing torna a essere lo scenario principale per il 61% degli intervistati, in netto contrasto con il 41% che solo un mese fa si attendeva una recessione. «L’allocazione degli investitori riflette questo sentimento di risk-on, con gli acquisti in tecnologia che registrano la più elevata variazione mensile dal marzo del 2013», sottolinea ancora il team Pharus.

Nel medesimo sondaggio si evidenzia un altro tema: il programma di tagli fiscali per oltre 4.500 miliardi di dollari previsto per la seconda metà del 2025 negli Usa. Il 75% degli intervistati lo considera una possibile fonte di incremento del deficit pubblico.

Bond sotto pressione e la mossa di Moody’s

Il mercato obbligazionario ha reagito con preoccupazione: «Una narrativa che non poteva piacere al mondo dei bond», nota Pharus, evidenziando come il rendimento del Treasury sia salito fino al 4,5%. La pressione sul Tesoro e sull’amministrazione Trump è aumentata dopo che Moody’s, unica tra le “Big Three” a mantenere ancora la tripla A sul debito sovrano Usa, ha annunciato un declassamento. In risposta, Bessent ha difeso la linea di Trump, definendo le agenzie di rating come “indicatori in ritardo”.

Inflazione sotto controllo, ma Powell resta prudente

Un altro elemento positivo per i mercati è arrivato dal dato sull’inflazione di aprile: il CPI core si è attestato al +2,3% su base annua, ma l’indice depurato dai costi dell’alloggio ha segnato solo +1,8%, «un segnale forte che ha sorpreso positivamente gli investitori», affermano da Pharus.

Tuttavia, la Fed mantiene un approccio cauto. Powell, nel suo intervento a Washington, ha dichiarato che «i rendimenti reali potrebbero rimanere più alti rispetto al passato», a causa della possibilità di shock dell’offerta ricorrenti, come i dazi. Il messaggio è chiaro: l’inflazione appare sotto controllo, ma il rischio di stagflazione ciclica non è archiviato.

L’agenda estera cambia tono

Parallelamente, l’amministrazione statunitense ha avviato un’azione più costruttiva sul fronte commerciale. Durante una missione in Medio Oriente, Trump ha annunciato il più grande ordine della storia di Boeing da parte di Qatar Airways (160 jet), mentre Nvidia ha siglato un accordo di fornitura di chip AI con la saudita Humain, in collaborazione con AMD e Amazon. Si parla di impegni economici per circa tre trilioni di dollari da parte degli Stati del Golfo verso aziende statunitensi. «Un chiaro segnale pro-crescita quello che Trump sta dando ai mercati», evidenzia Pharus.

Recessione o no? Il vero tema sono gli utili

Il quadro dell’economia reale, intanto, rimane misto: fragilità nel sentiment delle PMI, inflazione sotto controllo, ma incertezze ancora presenti. «Nessun allarme rosso di imminente recessione, ma nemmeno segnali di pieno slancio», spiegano da Pharus.

Ma cosa significa davvero “recessione”? «Un concetto spesso frainteso», secondo il team Pharus. Non tutte le recessioni sono gravi come quella del 2008, e il vero elemento chiave per i mercati restano gli utili aziendali. «Esistono recessioni lievi, quasi invisibili nella vita quotidiana, che impattano minimamente le aziende e i loro profitti».

Ecco perché la strategia del market timing risulta inefficace: «Saltare anche solo alcune delle giornate di maggiore guadagno può compromettere l’intero rendimento a lungo termine». L’esempio più recente è l’S&P 500, che ha recuperato oltre il 20% dai minimi di aprile in poco più di un mese.

Disciplina, non previsioni

Il consiglio del team Pharus è chiaro: «Evitiamo il market timing, che risulta essere una trappola per gli investitori. Cerchiamo invece il margine di sicurezza, restando investiti soprattutto in quelle aree di mercato dove le valutazioni già scontano scenari di rallentamento».

In sintesi, i mercati hanno accolto positivamente la svolta moderata sui dazi. Ma guardano già oltre: la Fed resta ferma, i dazi si gestiscono, e l’attività economica rallenta senza frenare. In un contesto instabile ma gestibile, ciò che conta davvero sono la diversificazione, l’analisi dei fondamentali e una buona dose di disciplina.

 

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