La Cina ha registrato una crescita del PIL del 5,4% su base annua nel primo trimestre del 2025, un dato superiore alle aspettative che mostra una certa tenuta dell’economia nonostante le crescenti tensioni internazionali. A trainare in parte questo risultato sono state le vendite al dettaglio, che a marzo hanno accelerato al 5,9% rispetto al 4% registrato nei primi due mesi dell’anno.
Tuttavia, le prospettive non sono prive di ombre. Secondo Jimmy Chen, gestore del fondo Comgest Growth China di Comgest, “la guerra dei dazi su vasta scala avviata da Trump ha avuto un impatto negativo sul mercato azionario, accompagnato dall’escalation delle tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina”. L’effetto dei dazi è già visibile: il PMI manifatturiero è calato nel mese di aprile e si è registrato un rallentamento nell’attività di assunzione di personale.
Tra le aziende cinesi, alcune si stanno dimostrando più resilienti di altre. “Anta ha un’esposizione minima ai dazi statunitensi e i dati sugli utili relativi al primo trimestre 2025 hanno superato le aspettative del mercato”, ha spiegato Chen. Bene anche NetEase, che grazie alla natura difensiva del settore gaming ha mostrato una buona tenuta. “I videogiochi storici dell’azienda hanno evidenziato una stabilizzazione e una ripresa dopo gli adeguamenti dello scorso anno”.
Più complessa la situazione per Shenzhou International, colpita dai dazi su Cambogia e Vietnam, paesi in cui opera come subfornitore. “La società ha evidenziato debolezza, ma rimaniamo comunque positivi e riteniamo che ci vorrà del tempo prima che i clienti trovino alternative al di fuori dell’Asia”, ha aggiunto Chen.
Guardando al futuro, le incertezze legate all’export rendono complesso il raggiungimento dell’obiettivo di crescita annuale del 5% fissato da Pechino. “Prevediamo l’annuncio di ulteriori politiche di stimolo a sostegno dei consumi interni”, ha affermato Chen. “A lungo termine, lo sviluppo tecnologico e gli aggiornamenti industriali continueranno a essere i pilastri della crescita cinese”.
La Cina, dunque, resta in una fase di transizione, tra solidi fondamentali interni e venti contrari esterni, in attesa di capire come evolverà lo scenario globale nei prossimi mesi.