Obbligazioni: ecco come muoversi in questa fase secondo Banor

Francesco Castelli, responsabile obbligazionario di Banor, fa di seguito il punto sui mercati obbligazionari, con particolare attenzione ai segnali di tensione provenienti dalla curva americana e al rafforzamento del credito europeo.

Negli ultimi giorni, il rendimento del Treasury statunitense a 30 anni è tornato a toccare la soglia psicologica del 5%. Un livello che pesa su più fronti: non solo per le finanze pubbliche statunitensi ma anche per le famiglie americane, il cui sistema ipotecario è legato in oltre il 90% dei casi a mutui trentennali a tasso fisso.

A preoccupare non è solo il livello dei tassi, ma anche il contesto che lo accompagna. Il cosiddetto term premium, cioè il premio per il rischio di duration, è tornato a salire, alimentato da incertezze sull’indipendenza della Fed e dal peggioramento della valutazione sul debito americano, come dimostra il recente downgrade di Moody’s.

Mercati europei più composti: il credito si conferma un’ancora di stabilità

Questo ha portato, almeno temporaneamente, alla chiusura della finestra favorevole per allungare le duration sulle obbligazioni governative, ma ha anche confermato la percezione di maggiore fiducia da parte degli investitori verso il mercato europeo.

La resilienza dei mercati si riflette anche sul credito: la tenuta degli spread creditizi europei, anche nei momenti più turbolenti, conferma il carattere difensivo dei mercati del Vecchio Continente.

Un ulteriore elemento di ottimismo arriva dai flussi. Dopo le forti uscite che avevano colpito il mercato europeo nel mese di aprile, le ultime settimane hanno segnato una netta inversione di tendenza. Gli investitori stanno tornando attivamente sul mercato primario, segnale tangibile di una rinnovata fiducia e di un crescente interesse per il comparto obbligazionario europeo.

Strategie di portafoglio: prudenza sull’high yield, focus sui subordinati finanziari

L’analisi delle opportunità non può prescindere da un giudizio selettivo. Se da un lato il credito europeo continua a offrire un quadro costruttivo, dall’altro permane la necessità di cautela sul segmento high yield.

In quest’ottica, si tende a privilegiare i subordinati finanziari (come AT1 e CoCos), che ad oggi offrono spread competitivi, ma con un rischio percepito molto più contenuto.

 

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