Negli Stati Uniti, si fa sempre più concreta l’ipotesi di un allentamento delle norme bancarie relative al coefficiente di leva finanziaria, introdotte dopo la crisi finanziaria del 2008. Secondo Jakub Lichwa, portfolio manager di TwentyFour AM (boutique di Vontobel), questa revisione normativa potrebbe avere un impatto “marginalmente positivo” sul mercato dei Treasury americani.
«La sell side – spiega Lichwa – prevede un beneficio di 15-20 punti base per i Treasury a 30 anni, grazie a spread swap più ampi (ovvero meno negativi)». Tuttavia, chiarisce, non si tratta di una dinamica che influirà sulle aspettative macroeconomiche in termini di inflazione o recessione, bensì di un miglioramento tecnico della curva dei rendimenti. In particolare, potrebbero aumentare gli acquirenti marginali, cioè le banche.
Risultati bancari europei: oltre le apparenze
Se da un lato il panorama macroeconomico resta incerto, tra retorica commerciale incoerente e calo dei tassi d’interesse, dall’altro lato il settore bancario europeo mostra una sorprendente solidità. «I risultati delle banche europee sono stati, nel complesso, superiori alle aspettative del consenso di circa il 10%, e anche leggermente migliori rispetto al primo trimestre del 2024», afferma Lichwa.
Questa performance sorprende, soprattutto considerando che molte società hanno risentito dell’incertezza economica globale. Ma a differenza del settore corporate, le banche europee hanno confermato – e in alcuni casi rivisto al rialzo – le proprie previsioni per l’intero 2025.
Dazi e impatti indiretti: il vantaggio del settore servizi
L’incertezza sui dazi, pur presente, sembra colpire in modo meno diretto le banche rispetto ad altri settori, come quello automobilistico. «Le banche fanno parte del settore dei servizi, dove l’impatto dei dazi è più indiretto», osserva Lichwa. Le criticità emergenti riguardano semmai alcune aree come la volatilità dei mercati finanziari, la compressione dei margini di deposito, l’aumento dei fallimenti aziendali in Germania e il rallentamento dell’economia statunitense.
Ciononostante, gli istituti europei sembrano ben attrezzati per affrontare questi rischi, come dimostrano i conti trimestrali e la stabilità degli accantonamenti per crediti deteriorati.
La spinta dei mercati secondari e della raccolta retail
Anche l’attività di investment banking, nonostante il freno ai mercati primari, ha beneficiato della maggiore volatilità grazie a un aumento degli scambi nei mercati secondari, con performance positive per le divisioni Equities, Fixed Income e Currencies and Commodities.
Nel retail e commerciale, invece, le banche hanno visto una ripresa dei conti correnti a tasso zero, spingendo alcune a rivedere al rialzo le stime sul margine di interesse netto. «Questo fenomeno – evidenzia Lichwa – è particolarmente favorevole per le banche francesi, che possono rifinanziare più rapidamente una parte significativa del loro bilancio a tassi più alti, migliorando la redditività».
Mutui e prestiti: segnali misti ma incoraggianti
Sul fronte dei prestiti, l’attività creditizia alle imprese resta contenuta, in linea con la debole crescita economica europea. Tuttavia, i mutui ipotecari stanno mostrando segnali di ripresa in alcune aree, alimentati dai tassi più bassi. Un elemento importante, soprattutto in mercati dove le banche mantengono un’alta incidenza di prestiti a lungo termine a tasso fisso.
Prove di resilienza in un contesto mutevole
In un quadro ancora fluido, le banche europee stanno dimostrando una sorprendente capacità di adattamento. «Abbiamo visto un crescente ricorso a operazioni di trasferimento del rischio e, in alcuni casi, a strategie di M&A per ridurre l’esposizione a prestiti a lungo termine e diversificare verso attività più flessibili», sottolinea Lichwa.
La differenza con il settore corporate appare netta: mentre molte aziende industriali hanno sospeso le previsioni a causa dei dazi, le banche hanno mantenuto – o addirittura migliorato – le loro guidance. «Questa stagione degli utili – conclude Lichwa – è stata un’ulteriore prova della resilienza del settore bancario europeo, nonostante le sfide poste da tassi, regolamentazione e contesto macroeconomico».
Un segnale importante per gli investitori e per chi guarda al comparto finanziario come termometro della salute economica del continente.