In un contesto economico in cui l’aumento dei prezzi non è più ai massimi storici ma continua a rappresentare una minaccia per il potere d’acquisto, le obbligazioni indicizzate all’inflazione tornano ad attirare l’attenzione degli investitori. Secondo Elida Rhenals, Co-Head of Inflation di AXA Investment Managers, questi strumenti possono essere particolarmente interessanti in un’ottica di protezione del capitale, soprattutto se a breve scadenza.
L’inflazione non è scomparsa
Nonostante il rallentamento dei tassi d’inflazione rispetto ai picchi degli ultimi anni, la minaccia non è svanita. Come sottolinea Elida Rhenals, “l’inflazione resta persistente, anche se non più a livelli storicamente elevati”. Le tensioni geopolitiche e, più recentemente, le politiche commerciali come i nuovi dazi statunitensi, continuano a influenzare i prezzi globali. In questo scenario, l’inflazione rappresenta un rischio concreto, soprattutto per gli investitori con grandi portafogli di liquidità, che vedono erodersi il valore reale dei propri rendimenti.
Il rischio reale per gli investitori
L’inflazione incide direttamente sulla redditività degli strumenti a reddito fisso. Rhenals osserva che “l’inflazione riduce il rendimento che le obbligazioni tradizionali possono fornire e, in periodi in cui risulta elevata, può potenzialmente portare a rendimenti obbligazionari negativi in termini reali”. È per questo che gli investitori sono sempre più orientati a valutare i rendimenti in termini reali — cioè al netto dell’inflazione — piuttosto che nominali.
Le obbligazioni indicizzate: uno scudo contro l’erosione del potere d’acquisto
Una risposta efficace a questo rischio è rappresentata dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione, note anche come inflation-linked bonds (ILB). Si tratta di strumenti di debito, generalmente emessi da Stati sovrani, che adeguano il capitale e le cedole all’andamento dell’inflazione. “Col passare del tempo, il valore del capitale aumenta con l’inflazione”, spiega Rhenals. Inoltre, con l’eccezione di Regno Unito e Canada, il valore nominale è solitamente protetto dalla deflazione.
Come funzionano i flussi degli ILB
Le cedole delle obbligazioni indicizzate sono calcolate come percentuale fissa del valore nominale, che a sua volta viene adeguato in base all’indice d’inflazione. “Ciò consente di mantenere la cedola costante in termini reali”, chiarisce Rhenals. Tuttavia, la cedola stessa, a differenza del capitale, non è sempre protetta in caso di deflazione, salvo eccezioni come in Australia.
Perché scegliere i bond indicizzati a breve scadenza
Nel valutare l’adozione di obbligazioni indicizzate, la durata (duration) gioca un ruolo centrale. In scenari di tassi d’interesse in calo o volatili, la preferenza si sta spostando verso strumenti a breve scadenza. “La popolarità dei bond indicizzati a breve duration è aumentata”, spiega Rhenals, “dato che tutti i titoli di un determinato emittente sono indicizzati allo stesso tasso d’inflazione, indipendentemente dalla duration”. Ciò consente agli investitori di coprirsi contro l’inflazione senza subire un’eccessiva volatilità dei prezzi legata ai movimenti dei tassi.
Una soluzione concreta per i portafogli moderni
In definitiva, le obbligazioni indicizzate si confermano come uno strumento strategico nella costruzione di un portafoglio resiliente all’inflazione. Come conclude Rhenals, “per gli investitori che cercano di proteggersi dall’inflazione, le obbligazioni indicizzate offrono una soluzione efficace, bloccando rendimenti reali positivi al momento dell’acquisto e garantendo al contempo che i rendimenti futuri siano indicizzati all’inflazione effettiva”.