Mercati emergenti in ripresa tra tregue commerciali e pressioni valutarie

Negli ultimi mesi, i mercati azionari e obbligazionari, tanto nei Paesi emergenti quanto in quelli sviluppati, hanno attraversato una fase di forte turbolenza. A influenzare il sentiment degli investitori è stato soprattutto l’improvviso miglioramento dei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina. Una tregua insperata che, secondo il Team CEE and Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, ha risollevato l’umore degli operatori, anche se la domanda centrale resta ancora aperta: “È tornato tutto alla normalità?”

Il rimbalzo dopo lo shock dei dazi

Il cosiddetto «Liberation Day», che aveva segnato l’inasprimento delle tariffe doganali, ha causato inizialmente un’ondata ribassista sui mercati. Il dollaro statunitense ha subito una flessione significativa rispetto all’euro e allo yen, mentre i rendimenti dei titoli di Stato USA a lungo termine sono saliti. Questo scenario, spiegano gli analisti di Raiffeisen, potrebbe aver indotto l’amministrazione americana a sospendere alcuni dazi nel giro di pochi giorni, escludendo però la Cina. Il risultato? “I mercati azionari hanno registrato una forte ripresa e anche i premi di rischio sui titoli obbligazionari dei paesi emergenti sono tornati a diminuire”, si legge nel report.

Una tregua (provvisoria) tra USA e Cina

Nel secondo fine settimana di maggio, Washington e Pechino hanno annunciato un allentamento delle tensioni commerciali, valido per 90 giorni. I dazi sono stati ridotti rispettivamente al 10% da parte cinese e al 30% da parte americana, un passo importante, ma ancora non definitivo. Secondo il Team CEE, “non è ancora chiaro se alla fine si giungerà effettivamente a un accordo o se alla scadenza dei 90 giorni si assisterà a una nuova escalation”. La geopolitica resta instabile e il commercio è solo uno dei fronti su cui si sta ridisegnando l’ordine mondiale. Intanto, i mercati azionari hanno reagito con entusiasmo: paesi come Brasile e Ungheria hanno toccato nuovi massimi storici.

Il peggio sembra scongiurato, ma l’incertezza resta

Pur essendo stata evitata la minaccia di una crisi economica globale, i danni degli ultimi mesi non sono ancora del tutto misurabili. Inoltre, l’attuale livello dei dazi rimane comunque un peso rispetto alla situazione pre-Trump. Tuttavia, Raiffeisen osserva che “le possibilità che la Cina raggiunga o sfiori il suo obiettivo di crescita del 5% circa sono piuttosto buone e anche una recessione negli Stati Uniti potrebbe essere evitata, almeno per il momento”. La Federal Reserve potrebbe quindi adottare un approccio meno aggressivo in tema di tassi d’interesse.

Verso una fase di indebolimento del dollaro?

Il 2025 segna una possibile inversione di tendenza per il dollaro statunitense. Dopo anni di afflussi di capitali negli USA, si osserva ora un progressivo disimpegno da parte di imprese, investitori e governi. “Anche con un allentamento della tensione sul fronte commerciale, molte aziende e investitori ridurranno almeno in parte la loro forte attenzione verso gli Stati Uniti”, spiegano da Raiffeisen. Questo dovrebbe portare a un graduale indebolimento del dollaro, storicamente un fattore positivo per gli asset dei mercati emergenti. Un’evoluzione che potrebbe anche essere in linea con gli interessi dell’attuale amministrazione americana.

Buone prospettive per i paesi emergenti

Le valutazioni contenute, la discesa del prezzo del petrolio – utile per le economie importatrici – e l’eventuale successo delle trattative tra Stati Uniti e Cina sono tutti elementi che giocano a favore dei mercati emergenti. Secondo Raiffeisen Capital Management, “le prospettive per i mercati emergenti rimangono complessivamente buone”. Anche le tensioni militari tra India e Pakistan, finora, non sembrano aver influenzato in modo significativo i mercati locali. “Il nostro team ritiene attualmente che non ci sarà un’escalation significativa e che l’impatto sull’economia dell’Asia meridionale sarà limitato”, si legge nel commento finale del report.

In sintesi

sebbene permanga una certa instabilità a livello globale, il contesto generale sembra essere in miglioramento. La fase critica sembra superata e le condizioni appaiono favorevoli, soprattutto per gli investitori nei mercati emergenti, a patto che le tensioni internazionali non tornino a infiammarsi.

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