L’annuncio delle nuove tariffe commerciali da parte del presidente Trump, avvenuto simbolicamente durante l’Independence Day, ha colto i mercati globali di sorpresa. “Sebbene in parte attesi, l’ampiezza e la profondità delle tariffe hanno colto molti di sorpresa”, osserva Kenneth Akintewe, Head of Asian Sovereign Debt di Aberdeen Investments. La reazione non si è fatta attendere: i mercati azionari e obbligazionari hanno subito una flessione, mentre i Treasury Usa hanno perso terreno. Tuttavia, un segmento del mercato ha mostrato una resilienza notevole: quello delle obbligazioni asiatiche.
I pilastri della stabilità asiatica
Secondo Akintewe, la solidità del debito sovrano asiatico va oltre una semplice reazione tecnica o di breve periodo: “A sostenere i titoli obbligazionari asiatici sono soprattutto fattori strutturali”. Tra questi, spicca la bassa inflazione, spesso inferiore agli obiettivi delle banche centrali, e una dinamica di prezzi al consumo influenzata dalla debolezza della domanda interna e dal calo delle materie prime, di cui l’Asia è importatrice netta. In molte economie regionali, la vera sfida è la deflazione, più che l’inflazione.
La credibilità americana vacilla
Le recenti politiche tariffarie hanno messo in discussione l’affidabilità degli Stati Uniti come porto sicuro. “La credibilità del debito sovrano americano è ora sotto esame”, spiega Akintewe. L’imprevedibilità delle scelte politiche di Washington e un contesto geopolitico instabile hanno reso l’esposizione ai Treasury USA meno appetibile, spingendo molti investitori – soprattutto in Asia – a riconsiderare le proprie strategie di allocazione.
Verso una regionalizzazione degli investimenti
Le banche centrali asiatiche, in particolare quelle di Cina e Giappone, stanno accelerando la diversificazione dei propri portafogli, con una maggiore attenzione ai mercati obbligazionari locali. “Questa tendenza potrebbe consolidarsi nel tempo, trasformandosi in una scelta strutturale”, nota Akintewe. L’Asia beneficia infatti di mercati in forte evoluzione, più liquidi e con un crescente riconoscimento internazionale. L’inclusione dell’India nel JP Morgan GBI-EM e la prossima entrata della Corea del Sud nel FTSE World Government Bond Index sono segnali chiari di questa trasformazione.
Una gestione fiscale esemplare
Un ulteriore punto di forza della regione è rappresentato dalla prudenza fiscale. “A differenza di molti paesi sviluppati e di altri emergenti, le economie asiatiche hanno mantenuto finanze pubbliche relativamente sane”, sottolinea Akintewe. Esempi come la Corea del Sud, con un debito pubblico contenuto e un deficit sotto il 2%, o Singapore, che registra addirittura un avanzo fiscale, mostrano una disciplina rara in altri contesti. Anche economie con livelli di debito più elevati, come India, Malesia e Thailandia, mantengono sotto controllo il debito estero, riducendo la vulnerabilità a shock internazionali.
Mercati interni in prima linea
La stabilità del debito asiatico è rafforzata da una solida domanda interna. Assicurazioni, banche e investitori istituzionali locali sono sempre più attivi nel sostenere i mercati domestici. “Questo equilibrio tra domanda e offerta contribuisce a curve dei rendimenti stabili e a una volatilità contenuta”, spiega Akintewe, con premi a termine generalmente inferiori rispetto ad altri mercati emergenti e anche a molti sviluppati.
Un’opportunità strategica
Le recenti turbolenze globali hanno evidenziato l’importanza di trovare asset resilienti. Le obbligazioni asiatiche, secondo Kenneth Akintewe, si candidano a essere una scelta strategica in questo scenario: “In un contesto incerto, le obbligazioni asiatiche offrono stabilità, diversificazione e rendimenti competitivi”. Con fondamentali solidi, una gestione prudente e un crescente supporto domestico, l’Asia rappresenta oggi più che mai una destinazione attrattiva per gli investitori alla ricerca di sicurezza e rendimento.