Benvenuto giugno! Guardando indietro, spero che non abbiate venduto a maggio, o almeno non all’inizio dello scorso mese, dato che l’indice statunitense S&P 500 ha appena registrato il miglior maggio dal… 1990.
Le due ragioni principali alla base del sorprendente e forte rimbalzo degli asset di rischio sono state (1) una stagione degli utili molto migliore del previsto, con una crescita degli utili statunitensi del +13% su base annua (rispetto al +7% atteso), guidata – ancora una volta – da una serie impressionante di risultati della maggior parte dei titoli del Mag7 e, soprattutto, (2) l’effetto TACO, un acronimo coniato di recente da un giornalista del FT per descrivere il commercio di Trump ( Trump Always Chicken Out ), visto che il presidente degli Stati Uniti e la sua amministrazione non hanno una tolleranza molto alta per le pressioni del mercato e dell’economia.
I recenti colpi di scena nei tweet di Trump riguardanti Jerome Powell o i livelli e le scadenze dei dazi su Cina ed Europa sembrano effettivamente confermare questo “adagio”. Di conseguenza, i timori di recessione si sono attenuati nelle ultime settimane, dato che la minaccia dei dazi è stata rinviata e infine ammorbidita.
Nel frattempo, i mercati sono già passati alla questione successiva, ovvero la One Big Beautiful Bill. La Tax Foundation stima che, se promulgato, questo disegno di legge aumenterà i deficit di bilancio in media dell’1,4% del PIL all’anno nel prossimo decennio. Inoltre, le preoccupazioni per la sostenibilità del debito sono tornate in primo piano, in quanto crescono i dubbi sul piano di finanziamento di queste generose misure fiscali, in un contesto in cui le speranze di risparmio del governo DOGE sono già svanite (Elon Musk ha dovuto fare marcia indietro), mentre le entrate derivanti dai dazi reciproci saranno molto inferiori al previsto, se rimarranno solo una minaccia.
Ciò significa che gli Stati Uniti potrebbero registrare deficit di bilancio superiori al 7% del PIL nel prossimo futuro! Non esattamente ciò che gli investitori in obbligazioni straniere stanno cercando, dal momento che ciò intacca i beni rifugio dei Treasury Usa.
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Gli investitori più ottimisti potrebbero giustamente sottolineare che gli Stati Uniti saranno in grado di sostenere questo sovraccarico di debito aumentando le tasse a un certo punto (o riformando il sistema di previdenza sociale) o semplicemente registrando una crescita (nominale) molto più elevata.
Non si tratta proprio di una situazione vantaggiosa per tutti, poiché l’aumento delle tasse rallenterà la crescita, mentre una crescita (nominale) più elevata significherà anche tassi più alti a lungo tempo. In caso contrario, significherebbe una repressione finanziaria che dovrebbe essere dannosa per il biglietto verde. E se la crescita dovesse riaccelerare all’inizio del prossimo anno, sulla base dell’attuale proposta di legge “Big Beautiful Bill“, con una serie di agevolazioni fiscali anticipate al primo semestre del 2026, la Fed dovrà forse prendere in considerazione un inasprimento indesiderato.
In altre parole, Trump e la sua amministrazione, così come gli investitori (stranieri), prima o poi giungeranno alla conclusione che si può avere il proprio TACO e mangiarlo per sempre.
A cura di Fabrizio Quirighetti, CIO e responsabile degli investimenti di Decalia