Tutti gli occhi sono puntati sulla prossima riunione della BCE, anche se, come osserva Felipe Villarroel, portfolio manager di TwentyFour AM (Vontobel), “non sembrano esserci sorprese in arrivo sul fronte dei tassi“. Secondo il consenso di Bloomberg e le attese dei mercati, è pienamente scontato un taglio di 25 punti base, che porterebbe il tasso sui depositi al 2%. “E noi siamo d’accordo con questa visione”, sottolinea Villarroel.
Tuttavia, l’apparente prevedibilità dell’evento non ne diminuisce l’importanza. Se confermata, la BCE potrebbe essere la prima banca centrale tra i paesi sviluppati a raggiungere il proprio tasso terminale, cioè il minimo toccato in questo ciclo economico.
Il tasso neutro e il punto d’equilibrio
Con un tasso sui depositi al 2%, ci si collocherebbe esattamente al centro dell’intervallo 1,75%-2,25%, indicato dalla BCE come stima del tasso neutro per l’Eurozona – ovvero quel livello che non stimola né frena la crescita. “È interessante notare”, afferma Villarroel, “che il 56% degli analisti intervistati da Bloomberg tra il 23 e il 28 maggio considera il 2% come tasso neutro, con solo un partecipante che lo ritiene inferiore a questo valore”. La maggior parte degli esperti lo colloca invece tra il 2% e il 2,25%.
Le attese del mercato: prudenza sulle interpretazioni
I mercati prezzano un tasso minimo intorno all’1,6% entro la metà del 2026, al di sotto della fascia neutra della BCE e della mediana delle stime Bloomberg (1,75%). Tuttavia, Villarroel invita alla cautela: “I prezzi di mercato non rappresentano uno scenario base, ma una media ponderata di più scenari”. In presenza di situazioni binarie – come nel caso delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea – anche un solo esito estremo (ad esempio, dazi gravi e prolungati) può abbassare la mediana senza riflettere una previsione dominante.
Nel caso di un accordo limitato sui dazi, gli effetti negativi sulla crescita potrebbero essere contenuti e già largamente anticipati, rendendo non necessario un ulteriore allentamento monetario. “Siamo vicini alla fine del ciclo di tagli”, dichiara Villarroel, pur avvertendo che “la minaccia del worst case scenario resta reale”.
Le proiezioni della BCE: cosa guardare davvero
Uno dei punti cruciali della riunione sarà la pubblicazione delle nuove proiezioni economiche dello staff della BCE. “Sebbene non rappresentino il punto di vista del Consiglio direttivo, sono prese in considerazione nelle decisioni di politica monetaria”, ricorda Villarroel. Le ultime previsioni, risalenti al primo trimestre, stimano una crescita del PIL allo 0,9% nel 2025 e un’inflazione media al 2,3%, con un ritorno al 2% previsto per l’inizio del 2026.
Ma questi dati non includono ancora le misure tariffarie più recenti, come i dazi sull’acciaio e quelli reciproci. L’aggiornamento atteso questa settimana fornirà un quadro più attuale, soprattutto in merito agli scenari commerciali più complessi. “Saremo particolarmente attenti a cosa dicono le nuove previsioni su eventuali evoluzioni più gravi delle tensioni commerciali”, evidenzia Villarroel.
Stabilità apparente, incertezza sottostante
In sintesi, la riunione della BCE sembra destinata a confermare ciò che i mercati già si aspettano: un taglio di 25 punti base. Ma dietro questa prevedibilità si cela una rete di incognite macroeconomiche, legate soprattutto al contesto geopolitico e commerciale. “Bisogna tenere d’occhio le indicazioni prospettiche e le nuove proiezioni macroeconomiche”, conclude Villarroel, “perché potrebbero modificare il pensiero del mercato sul percorso della politica monetaria futura”.