Quando il like diventa rischio: il monito della Consob sui finfluencer

La Consob torna a far sentire la sua voce, e lo fa con un richiamo di attenzione che parla chiaro: l’era dei finfluencer non è un far west digitale dove tutto è concesso. Il documento, pubblicato oggi con il numero 2 del 2025, invita i risparmiatori a tenere alta la guardia di fronte a contenuti finanziari veicolati da influencer del web. Una platea sempre più popolata, spesso più attenta al numero di follower che ai fondamentali di bilancio.

L’illusione del consiglio facile

Il tema non è nuovo, ma il tono dell’Authority è oggi più netto. Sotto osservazione sono le raccomandazioni – esplicite o mascherate – che circolano su TikTok, Instagram, YouTube e affini, spesso confezionate in pillole da 30 secondi, con grafici colorati e promesse di guadagni “facili, sicuri e veloci”. Come se l’investimento fosse una scorciatoia da reality show, più che un percorso ragionato tra volatilità, rendimenti e rischio.

La Consob, nel suo comunicato, è chiara: attenzione all’effetto gregge, ai messaggi emotivi, e a quell’infodemia di raccomandazioni non verificate che spesso promettono rendimenti esorbitanti senza nemmeno un avvertimento sui rischi.

Dall’influenza alla manipolazione

Ma c’è di più. Il regolatore richiama anche i finfluencer stessi al rispetto della normativa vigente: chi fornisce raccomandazioni in materia di investimento deve sapere che esistono obblighi stringenti in termini di trasparenza, conflitti di interesse, e correttezza informativa. In certi casi, questi contenuti possono sfociare nel campo minato della manipolazione del mercato, con tutte le conseguenze del caso.

Non è un caso che la Consob citi espressamente l’avvertimento dell’ESMA (European Securities and Markets Authority) e della IOSCO (International Organization of Securities Commissions), che da mesi hanno acceso i riflettori sull’uso dei social network come veicolo di raccomandazioni potenzialmente distorsive per i mercati.

La libertà ha un prezzo: la responsabilità

In un contesto dove chiunque può aprire un canale e iniziare a parlare di ETF, azioni o criptovalute, il rischio è quello di scambiare l’opinione per consulenza. Eppure la differenza è sostanziale, e la linea che le separa è tracciata da norme precise. Norme che non valgono solo per chi è iscritto all’albo dei consulenti finanziari, ma anche per chi, attraverso il suo seguito, ha un impatto potenzialmente sistemico sul comportamento dei piccoli investitori.

Chi comunica contenuti finanziari, ricorda la Consob, ha il dovere di conoscere e rispettare queste regole. Non farlo – per ignoranza, superficialità o malizia – può avere conseguenze pesanti, sia per chi parla che per chi ascolta.

Il futuro sarà (anche) digitale, ma non anarchico

Il richiamo della Consob arriva in un momento in cui la disintermediazione dell’informazione finanziaria è al suo apice. È un bene? È un male? Dipende. Di certo, serve consapevolezza: da parte degli utenti, che non devono farsi sedurre da promesse irrealistiche; da parte dei finfluencer, che devono comprendere di essere entrati in un’arena dove le regole contano, eccome.

Perché, come sempre, a brillare non devono essere solo i like. Ma anche la trasparenza, la correttezza e – perché no – un pizzico di buon senso.

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