In un periodo in cui i mercati finanziari sono sempre più sensibili agli sviluppi macroeconomici, l’analisi del valore relativo tra obbligazioni high yield (HY) globali e azioni globali rivela interessanti opportunità per gli investitori. Secondo Robert Tipp, Chief Investment Strategist e Head of Global Bonds di PGIM Fixed Income, “le obbligazioni high yield globali offrono oggi un punto di ingresso interessante, con il potenziale di generare rendimenti simili a quelli azionari, ma con una resilienza molto maggiore”.
Rendimento storico e prospettive future
Un’analisi storica delle performance mensili dal 2001 evidenzia come il comparto HY abbia sovraperformato le azioni globali, non solo in termini di rendimenti assoluti, ma anche in termini di volatilità più contenuta e Sharpe ratio più elevato. Tipp sottolinea che “l’high yield globale ha storicamente offerto un migliore profilo rischio/rendimento rispetto alle azioni globali”.
Guardando avanti, il livello attuale dei rendimenti, superiore al 7%, risulta particolarmente attraente. Storicamente, quando i rendimenti si sono attestati tra il 7% e l’8%, il 90% dei periodi successivi ha registrato guadagni positivi a 12 mesi, nella maggior parte dei casi compresi tra il 5% e il 10%.
Valutazioni relative: le obbligazioni HY risultano più interessanti
Nel confronto tra il rendimento delle obbligazioni HY statunitensi e il rendimento degli utili dell’S&P 500, emerge un divario significativo che si è ampliato dal 2022, toccando il 78° percentile. Ciò segnala una netta preferenza relativa per il credito rispetto all’equity. Come osserva Tipp, “i prezzi azionari più elevati e l’aumento dei tassi hanno creato un divario tra le valutazioni dell’HY e quelle delle azioni, portando l’attrattiva relativa dell’HY nel quartile superiore dell’ultimo decennio”.
Resilienza nei mercati volatili
Un ulteriore punto a favore delle obbligazioni HY è la loro resilienza durante le fasi di mercato più turbolente. Dal 2000, i cali medi del comparto HY sono stati dell’11%, contro il 26% delle azioni globali. Non solo: i tempi medi di recupero sono stati molto più rapidi per l’HY (poco più di sette mesi) rispetto ai quasi 19 mesi necessari alle azioni. “L’HY globale tende a registrare cali meno profondi e recuperi più rapidi rispetto alle azioni globali”, evidenzia Tipp.
Solidità dei fondamentali di credito
Il mercato HY si è inoltre rafforzato sul piano dei fondamentali. Gli emittenti presentano oggi livelli di leva inferiori al periodo pre-COVID e una copertura degli interessi superiore. Il segmento con rating BB, considerato di qualità relativamente elevata, rappresenta attualmente oltre il 55% del mercato, contro il 40% circa nel 2005.
“La qualità media del credito del comparto high yield è migliorata in modo significativo nel tempo”, spiega Tipp, aggiungendo che “nonostante una certa cautela da parte delle imprese, la generazione di cassa resta solida e i management si concentrano sulla disciplina finanziaria, un elemento favorevole per gli obbligazionisti”.
Anche il rischio di default appare contenuto: le proiezioni di PGIM indicano un calo del tasso di default ponderato per gli emittenti nei prossimi anni, in linea con le tendenze storiche.
In sintesi
Nel contesto attuale, caratterizzato da volatilità e incertezza economica, le obbligazioni high yield globali appaiono ben posizionate per offrire performance solide. Come conclude Robert Tipp, “se la storia è indicativa, l’high yield potrebbe rappresentare una fonte di rendimento più affidabile rispetto alle azioni, grazie a rendimenti elevati, fondamentali solidi e maggiore resilienza nei momenti di crisi”.
Per gli investitori in cerca di equilibrio tra rendimento e rischio, l’HY globale rappresenta oggi un’alternativa credibile alle azioni.