Secondo Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP), il prezzo dell’oro è destinato a salire significativamente nei prossimi anni, raggiungendo i 4.000 dollari l’oncia entro il 2026. Questa previsione si basa su un insieme di fattori macroeconomici e geopolitici che rendono il metallo giallo sempre più attrattivo agli occhi degli investitori. “Abbiamo una posizione molto costruttiva sull’oro, che dovrebbe salire verso i circa 4.000 dollari l’oncia nel 2026”, afferma Kinsella.
Le ragioni alla base del rialzo dell’oro
Kinsella identifica sei driver principali che, nel loro insieme, giustificano la prospettiva di un forte aumento dei prezzi:
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Tendenze inflazionistiche persistenti nel periodo post-pandemico
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Domanda robusta da parte delle banche centrali
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Rischi geopolitici in aumento
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Preoccupazioni crescenti sul debito dei mercati sviluppati
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Valutazioni storicamente basse dell’oro rispetto alla ricchezza globale
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Possibili riassetti monetari e deprezzamento del dollaro
Un contesto economico e geopolitico favorevole
Dal 2020, il prezzo dell’oro è più che raddoppiato. Questo forte aumento è stato innescato da un’inflazione strutturalmente più alta, dovuta in gran parte ai problemi nelle catene di approvvigionamento e al restringimento dei mercati del lavoro a livello globale. “I prezzi dell’oro sono più che raddoppiati una conseguenza dei livelli più elevati dell’inflazione post-pandemia dovuti ai cambiamenti nella catena di approvvigionamento e all’irrigidimento dei mercati del lavoro in tutto il mondo”, spiega Kinsella.
Un ruolo chiave è stato giocato anche dalle banche centrali, che hanno acquistato oro fisico in quantità significative, soprattutto dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina nel 2022. “Il World Gold Council ritiene che i prezzi siano almeno del 15% più alti a causa della domanda delle banche centrali. Riteniamo che le banche centrali continueranno ad acquistare quantità significative di oro nel prossimo decennio”, sottolinea Kinsella.
Un mondo più instabile: un vantaggio per l’oro
Secondo Kinsella, gli sviluppi geopolitici indicano una fase di maggiore instabilità globale, segnata dal graduale ritiro degli Stati Uniti dal ruolo di “gendarme mondiale”. “Ciò significa che possiamo aspettarci conflitti sempre più frequenti, con conseguenti rischi al rialzo per l’oro”. In questo contesto, l’oro viene percepito come un bene rifugio sempre più strategico.
Il debito e l’inflazione come fattori di supporto
L’analista di UBP sottolinea come la politica fiscale aggressiva, avviata già durante la presidenza Trump, abbia avuto effetti strutturali sui mercati obbligazionari. “La spesa aggressiva in deficit manterrà l’inflazione elevata, il che è molto positivo per i prezzi dell’oro”.
Inoltre, l’elevato rapporto debito/PIL nei paesi sviluppati rende l’oro particolarmente interessante per la diversificazione del rischio. “Il rapporto debito/PIL dei mercati sviluppati è incredibilmente elevato, e questo rende l’oro un asset sempre più interessante”.
Il dollaro debole come ulteriore spinta
Kinsella non esclude infine che si possa assistere a un riassetto del sistema monetario globale, simile agli Accordi del Plaza del 1985, con conseguenze rilevanti per il dollaro USA. “Qualsiasi mossa verso un riassetto monetario comporterà significativi rischi al rialzo per l’oro. Riteniamo che il dollaro continuerà probabilmente il suo recente trend di deprezzamento”.
In sintesi
In sintesi, secondo UBP l’attuale ciclo rialzista dell’oro non è che all’inizio. Le condizioni macroeconomiche, geopolitiche e monetarie delineano un quadro estremamente favorevole per il metallo prezioso. “Il mercato rialzista secolare dell’oro è destinato a continuare nei prossimi anni ed è un buon momento per investire in oro”, conclude Kinsella.