Il difficile equilibrio dei mercati tra ottimismo in ascesa e fondamentali in bilico

Nonostante le tensioni geopolitiche e le persistenti incertezze macroeconomiche, nelle ultime settimane i mercati hanno ritrovato una certa vitalità. A offrirne una lettura lucida è Laurent Denize, Global Co-CIO di Oddo BHF, che descrive l’attuale fase come “una piacevole boccata d’aria fresca per i mercati”, ma avverte: “Non è affatto certo che il Big Beautiful Bill promesso da Trump sarà utile”.

Una ripresa sorprendente, ma fragile

Dopo un periodo di turbolenze seguito al cosiddetto Liberation Day, il ritorno della fiducia si è accompagnato a dati macroeconomici migliori del previsto. Secondo Denize, “i dati resilienti sull’attività hanno aiutato i mercati a superare le preoccupazioni”, con l’indice PMI composito Usa salito a 52.1, ben oltre le attese. Anche in Germania si è registrato un miglioramento del sentiment aziendale. Di conseguenza, la probabilità di una recessione è oggi molto più bassa e le stime di crescita globale per il 2025 sono in rialzo.

Un altro fattore cruciale è il calo dell’allarme dazi: “Le aspettative di guadagno delle aziende e le previsioni di PIL oggi scontano una base di dazi del 10%, rispetto all’attuale 15-17%”, spiega Denize. Questo aggiustamento di aspettative ha facilitato il rimbalzo degli asset rischiosi.

Utili solidi e ottimismo rinnovato

L’altro motore della ripresa è rappresentato dagli utili aziendali. “Le aziende non solo hanno registrato una sana crescita degli utili, ma le loro indicazioni sono state migliori del previsto”, osserva Denize, sottolineando il +10% dell’S&P 500 e il +2% dello Stoxx Europe 600 nel primo trimestre. Il sentiment positivo ha portato a una ripresa dell’Earnings Revision Ratio, rafforzando la fiducia degli investitori.

Le nuove incognite: il “Big Beautiful Bill” e i tassi Usa

Tuttavia, dietro l’angolo si profilano nuove sfide. La proposta di legge fiscale soprannominata Big Beautiful Bill — uno dei pilastri del programma economico trumpiano — potrebbe introdurre nuove pressioni sui capitali stranieri. “Il principale canale di tassazione sarà un aumento della ritenuta fiscale sui redditi societari e sugli investimenti esteri, fino a un massimo del 20%”, avverte Denize. A ciò si aggiunge una possibile tassa sulle rimesse estere: misure pensate per raccogliere quasi 140 miliardi di dollari in dieci anni, ma che rischiano di allontanare capitali dagli USA.

Nel frattempo, i rendimenti obbligazionari Usa si mantengono elevati, con il decennale al 4,5% e il premio a termine ai massimi dal 2014. “Storicamente le azioni Usa faticano quando i rendimenti aumentano bruscamente. Questo è proprio ciò che stiamo osservando oggi”, sottolinea Denize. E i tassi reali elevati stanno aumentando il costo del capitale, mettendo a rischio consumi e credito.

Posizionamento tattico: più Europa, attenzione agli Usa

Alla luce di questi fattori, Oddo BHF mantiene un “leggero sovrappeso” sull’azionario, ma suggerisce di ridurre il rischio specifico. Denize elenca sei motivi per cui i listini statunitensi potrebbero rallentare: tra questi, l’eccessivo ottimismo sugli utili futuri, la vulnerabilità del P/E americano e il venir meno dello status di safe haven degli asset Usa. “L’allontanamento dagli Stati Uniti in favore di Europa e mercati emergenti potrebbe prendere slancio”, afferma Denize.

In Europa, l’ottimismo è sostenuto da misure fiscali espansive in Germania, tra cui investimenti in infrastrutture e difesa, e tagli fiscali alle imprese. “Siamo piuttosto certi che i negoziati commerciali avranno un esito positivo”, aggiunge, pur ammettendo che variabili come il conflitto in Ucraina restano imprevedibili. La preferenza va a large e mid-cap, con un focus su Germania, difesa, finanziari, utility e chimica.

Anche i mercati emergenti sono visti con favore, grazie a stimoli cinesi, un dollaro più debole e minori tensioni commerciali. “Continuiamo a essere ottimisti sulle società tecnologiche cinesi”, afferma Denize.

Obbligazioni, credito e valute: equilibrio e cautela

Sul fronte obbligazionario, Oddo BHF ha recentemente neutralizzato la propria posizione corta sulla duration, scommettendo su un proseguimento del processo disinflazionistico. Sul credito, Denize si dice “leggermente più ottimista”, ma avverte che gli spread ridotti offrono poca protezione in caso di rallentamento. L’*investment grade* e l’high yield a breve duration restano le opzioni preferite, con una chiara predilezione per il credito europeo rispetto a quello statunitense.

Infine, sul mercato valutario, la strategia rimane quella di una leggera posizione corta sul dollaro, con un euro destinato a rafforzarsi nel medio periodo, soprattutto in caso di rallentamento della crescita americana.

La resilienza non significa invulnerabilità

“La resilienza dei mercati può continuare”, conclude Denize, ma invita a non lasciarsi abbagliare dal rimbalzo. Il cosiddetto “Big Beautiful Market” si è dimostrato adattabile, ma “rispecchia sempre più ottimismo anziché realismo”. La vera sfida ora sarà gestire il crescente squilibrio tra speranze e fondamentali. “Tutto può sembrare possibile, ma gli asini — e i mercati — non volano”, conclude Denize.

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