L’escalation militare tra Israele e Iran dello scorso giugno ha offerto un banco di prova in tempo reale per osservare come i diversi stili di investimento reagiscono agli shock geopolitici. In un’analisi lucida, Ross Olusanya, Quantitative Investment Director di Aberdeen Investments, ha spiegato come i mercati si siano mossi tra volatilità, fughe verso la sicurezza e ritorni improvvisi del rischio.
“La recente escalation tra Israele e Iran ci ha offerto un test in diretta del comportamento degli stili azionari in caso di stress geopolitico”, afferma Olusanya, “e di come gli shock possano influenzare i mercati finanziari, con particolare attenzione alle strategie di investimento che potrebbero essere più resilienti o vulnerabili in questo contesto”.
La lezione del beta: la corsa ai titoli difensivi
L’attacco israeliano del 13 giugno ha dato il via a una rotazione evidente nei portafogli: i titoli a basso beta — come utility e beni di consumo primari — hanno sovraperformato, mentre quelli ad alto beta sono crollati. Il motivo è semplice: in momenti di paura, gli investitori cercano stabilità.
“Quando prevale la paura, si tende ad acquistare titoli a basso beta e a vendere quelli ad alto beta; al contrario, nei momenti di distensione accade l’opposto”, spiega Olusanya.
Il 24 giugno, alla notizia di un possibile cessate il fuoco, lo scenario si è ribaltato. Titoli ciclici e rischiosi hanno rimbalzato, mentre i difensivi hanno perso slancio: un classico rally risk-on.
Momentum sorprendentemente resiliente
Contrariamente alle aspettative, lo stile Momentum non ha subito uno stop, ma ha registrato rendimenti positivi, soprattutto il 13 giugno. A cosa si deve questa anomalia?
“Le strategie focalizzate sul momentum si erano già orientate verso titoli difensivi”, chiarisce Olusanya. “Quindi, alla notizia dei bombardamenti, questi trend hanno accelerato invece di subire un’inversione”.
La lezione è che il Momentum non è necessariamente fragile: molto dipende dal contesto e dal posizionamento preesistente del mercato.
Il Value ha vinto (grazie a energia e utility)
Anche lo stile Value ha avuto una buona tenuta all’inizio della crisi, ma non per un improvviso ritorno d’interesse verso i titoli sottovalutati. La chiave è stata la composizione settoriale.
“La loro sovraperformance è dipesa in gran parte dall’esposizione settoriale, in particolare ai comparti energia e utility”, osserva Olusanya.
Il prezzo del petrolio in salita e la ricerca di asset sicuri hanno premiato questi settori. Senza di essi, il Value non avrebbe mostrato un comportamento difensivo così marcato.
I titoli growth e il loro rapporto con i tassi
I titoli growth, soprattutto quelli a forte crescita, hanno sofferto come previsto durante l’impennata dell’incertezza e dei rendimenti. Tuttavia, con l’allentamento delle tensioni, sono stati tra i primi a recuperare.
“Il comportamento del Value non è sempre legato alle valutazioni, ma spesso alla sua composizione settoriale”, commenta Olusanya. “Le modalità di definizione dei fattori — e se sono o meno neutrali rispetto ai settori — possono avere un impatto significativo sui rendimenti”.
Qualità: meno rifugio di quanto si creda
Un altro stile che ha mostrato segni di debolezza è stato quello Quality. Pur rappresentando aziende solide, molte di esse non sono state immuni agli scossoni.
“La qualità non è sinonimo di basso beta”, spiega Olusanya. “Molte società di qualità — si pensi alle grandi aziende tecnologiche o ai marchi di consumo di qualità — presentano ancora un rischio di mercato”.
Il mercato, in fase di crisi, ha dato la precedenza a caratteristiche più esplicitamente difensive, come la bassa volatilità e l’alto dividend yield.
Oltre le etichette: la vera chiave è la composizione
In definitiva, l’evento Israele-Iran mostra che non è sufficiente affidarsi alle etichette tradizionali come “value” o “growth”. È fondamentale guardare dentro ai portafogli e comprendere quali settori o fattori li guidano.
“Gli investitori devono sapere cosa possiedono davvero, al di là della semplice etichetta dei fattori”, sottolinea Olusanya.
Il fatto che il Momentum abbia tenuto durante una crisi così intensa dimostra che molti investitori erano già posizionati su titoli difensivi ben prima del conflitto.
Prepararsi agli shock senza farsi trovare scoperti
La lezione più importante è che il posizionamento del portafoglio fa la differenza nei momenti critici. Come osserva Olusanya:
“Quando un rischio estremo segue un altro, il posizionamento precedente del mercato può attenuare o amplificare l’impatto sui fattori. In questo caso, lo ha attenuato: il momentum si era già spostato verso titoli più sicuri”.
Gli shock continueranno a colpire i mercati, ma una lettura attenta delle dinamiche tra stili, settori e fattori può aiutare gli investitori a mantenersi un passo avanti — proteggendo i portafogli e cogliendo le opportunità quando si presentano.