Treasury Usa: calma prima della svolta?

Dopo un inizio d’anno segnato da forte volatilità, i mercati obbligazionari statunitensi sembrano aver ritrovato un’apparente stabilità. Da maggio, infatti, il rendimento del Treasury a 10 anni si è mosso in un intervallo piuttosto ristretto tra il 4,20% e il 4,60%. Ma dietro questa calma si nascondono ancora molte incognite, a partire dalle dinamiche commerciali, dai dati economici e dal futuro delle politiche fiscali.

Secondo R.J. Gallo, Head of Municipal Bond Group di Federated Hermes, “l’incertezza estrema che ha causato un’elevata volatilità all’inizio dell’anno può considerarsi alle nostre spalle, ma restano ancora domande cruciali a cui il mercato attende risposta”.

Incertezze commerciali: il nodo dei dazi

Uno dei principali interrogativi riguarda la politica commerciale americana e la revisione degli accordi tariffari. Il periodo di 90 giorni per le trattative, avviato il 9 aprile, ha prodotto intese preliminari con Cina e Regno Unito, ma i dazi di base del 10% sono rimasti in vigore. Con la scadenza imminente di questo periodo a inizio luglio, l’amministrazione statunitense potrebbe prendere decisioni decisive.

“Potremmo assistere a nuovi accordi, alla modifica dei livelli tariffari o semplicemente a un’estensione delle trattative”, spiega Gallo. Qualsiasi evoluzione in questo ambito potrebbe influenzare le aspettative di crescita e i flussi commerciali, con riflessi anche sui mercati obbligazionari.

Crescita a rischio? Le crepe nei dati “hard”

Un’altra fonte di incertezza è la divergenza tra i dati economici “soft” – come le survey su fiducia di consumatori e imprese – e quelli “hard”, ovvero gli indicatori concreti dell’economia. I primi mostrano da mesi segnali di debolezza, ma finora i secondi hanno retto. Tuttavia, qualche scricchiolio inizia a vedersi.

“La variazione media su tre mesi dei salari non agricoli è scesa a 139.000 unità a maggio, rispetto ai 231.000 di gennaio”, fa notare Gallo. Inoltre, le richieste di sussidi di disoccupazione, sia iniziali che continuative, sono salite ai massimi recenti. Un eventuale peggioramento dei dati reali potrebbe accelerare un cambio di rotta da parte della Fed.

Il peso crescente del deficit

Anche la situazione fiscale statunitense solleva interrogativi. Il rapporto deficit/PIL ha raggiunto livelli storicamente associati a fasi recessive, pur in un contesto di espansione economica. Parallelamente, il debito pubblico ha toccato il 100% del PIL, soglia superata solo durante il secondo dopoguerra.

Secondo Gallo, “il mercato obbligazionario si preoccupa del deficit da decenni, ma finora con impatti limitati sui rendimenti”. Tuttavia, l’effetto combinato della cosiddetta *One Big Beautiful Bill* – il maxi pacchetto di spesa pubblica – e dell’incremento delle entrate tariffarie potrebbe cambiare l’equilibrio nei prossimi mesi.

Strategie in attesa di chiarezza

In questo contesto incerto, Gallo suggerisce cautela. “Sarebbe ragionevole adottare una posizione neutrale in termini di duration e attendere maggiore chiarezza prima di posizionarsi per un cambiamento rilevante nei rendimenti”, afferma.

La storia recente dimostra come l’economia statunitense sia capace di sopportare livelli elevati di incertezza politica, ma con effetti crescenti sulla fiducia di imprese e famiglie. Gallo prevede un progressivo indebolimento dei dati “hard”, che potrebbe riattivare il ciclo di allentamento monetario da parte della Fed, sospeso da tempo.

“Ci aspettiamo che i rendimenti dei Treasury scendano nei prossimi mesi”, conclude Gallo, delineando un possibile ritorno della banca centrale a una politica più accomodante, con implicazioni rilevanti per gli investitori in obbligazioni e per l’intero asset allocation globale.

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