Elezioni USA e taglio tassi Bce e Boe, i mercati attendono

I dati pubblicati venerdì non fanno nient’altro che confermare le preoccupazioni circa lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce: Il Chicago PMI redatto per il mese di ottobre è risultato in calo di 18.9 punti, passando dal precedente 56.7 all’attuale 37.8, facendo così registrare la peggiore caduta dal 2001 ad oggi. Per non parlare dell’indice dell’Università del Michigan (consumer sentiment index) che dal 70.3 mostrato in settembre ha raggiunto quota 57.6, peggior declino dacchè il sondaggio ha vita. Infine i dati relativi ai consumi personali hanno mostrato un -0.3% in settembre, il peggior declino su base mensile dal Maggio 2005.

Dal punto di vista dei mercati finanziari arriva però qualche segno di normalizzazione (stando però ben attenti a dare il giusto peso a tale parola). I mercati equity americani sono riusciti a chiudere in positivo la settimana, con lo S&P500 da +1.5% (anche se su base mensile si distingue per la peggior performance dal lontano ottobre 1987), mentre la volatilità comincia a diminuire, pur rimanendo su livelli sostenuti, rispetto ai bei tempi di quando i mercati non assomigliavano ad altissime montagne russe. Ulteriori segni di normalizzazione arrivano dal mercato interbancario del credito: gli spread tra il Libor a 3 mesi e gli OIS (Overnight indexed swap) stanno cominciando a stringersi (siamo arrivati intorno a valori di 2.3%-2.5%) pur rimanendo ben lontani dai 6/10 bp che li caratterizzavano prima dell’inizio del credit crunch.

La settimana entrante sarà ricca di avvenimenti che potrebbero tanto muovere i mercati, quanto passare quasi inosservati. Superfluo ricordare le elezioni americane che vedono Obama favorito (il ritiro delle truppe dall’Iraq potrebbe essere positivo per il dollaro, mentre l’orientamento del leader democratico verso il libero commercio potrebbe non esserlo). Settimana di meeting anche per la BCE e la BoE: il mercato prezza e sconta un taglio di 50 bp, sarà interessante ascoltare le parole dei due presidenti.

Passando ad un po’ di analisi grafica notiamo come, sempre analizzando per primo l’eurodollaro, il minimo di venerdì a 1.2670 abbia fornito spunto per individuare una trendline ascendente che possa fornire un livello di ipotetico supporto per le prossime ore. Questo livello si trova oggi intorno a 1.2740 e non sembra un’utopia il suo raggiungimento osservato anche il posizionamento degli stocastici, entrambi prossimi all’ipercomprato. Il primo livello di resistenza utile invece potrebbe essere individuato proprio a 1.30 figura:
questo ben tre volte nell’ultima settimana ha infatti fornito un livello utile ai venditori.

Il cambio EurGbp potrebbe trovare un supporto a 0.78 figura così come a 0.7950 si comincerebbero ad intravedere i primi livelli per ritornare a posizionarsi a favore di sterline.

L’Eurofranco, data la non comune volatilità dei giorni passati, fornisce uno spazio di trading piuttosto ampio. La zona si estende da 1.4540, come supporto, a 1.4910, come resistenza.

Terminando con il dollaro canadese, osservando un grafico a 240 minuti, si nota come ci si trovi vicinissimi al livello di supporto fondamentale: 1.19 ha avuto la forza di resistere ai venditori la settimana scorsa. Se questo livello dovesse essere oltrepassato crediamo si possa dare il via ad una nuova ondata a favore del dollaro canadese.

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