ING, investire guardando ai dividend yield

Secondo Ad Van Tiggelen (nella foto), senior strategist in ING Investment Management, i dividendi stanno diventando una parte sempre più rilevante dei rendimenti attesi dall’investimento in azioni. Soprattutto ora che i dividend yield, in molti paesi, sono allo stesso livello o più alti dei rendimenti dei bond governativi.

La storia ci insegna che le strategie focalizzate sulle società che distribuiscono dividendi elevati tendono a performare meglio rispetto alle altre nei periodi di recessione. In questa particolare recessione, tuttavia, è probabile che molte società decidano di tagliare i dividendi, a causa della caduta dei profitti e di altri fattori che spingono a fare scorta di liquidità, come la difficoltà nell’ottenere nuovi finanziamenti bancari e la crisi dei mercati obbligazionari corporate.

Prevediamo che i mercati azionari raggiungeranno il fondo nell’ultimo trimestre dell’anno e che il 2009 sarà un anno caratterizzato da movimenti laterali compresi in un trading range molto ampio. Così gli investitori dovranno rimanere in sala d’attesa, fino a che non partirà un rally davvero sostenibile. E in questo periodo d’attesa i dividendi potranno fornire una interessante base di rendimento, ammesso che non vengano tagliati drasticamente. Di conseguenza il riconoscimento della forza di questa potenziale ancora di salvezza è più importante che mai.

Nelle precedenti recessioni, i pagamenti dei dividendi a livello globale hanno resistito decisamente bene
. Solo nel 2002 e negli anni Settanta ci fu un crollo globale nei pagamenti dei dividendi e anche allora fu comunque inferiore al 5%. In tutti gli altri casi i dividendi hanno continuato a crescere anche se leggermente. Generalmente le società preferiscono non ridurre i dividendi, anche quando i profitti sono in discesa: il taglio dei dividendi, infatti, implica una visione negativa sul futuro e viene punito duramente dagli investitori. Tuttavia, nonostante lo scorso anno il payout ratio fosse molto basso (35%), è probabile che il crollo dei dividendi questa volta sarà più severo rispetto al passato. Questo perché il cuore del problema è rappresentato dal settore finanziario, ossia un settore che fino allo scorso anno costituiva 1/3 dei dividendi distribuiti a livello globale.

Prevediamo che molte banche dovranno ridurre temporaneamente i dividendi,
se non addirittura azzerarli, perché sono in fase di ricapitalizzazione. A livello globale prevediamo che il settore finanziario (banche, assicurazioni, real estate) taglierà i dividendi di circa il 40%, riducendo i pagamenti dei dividendi a livello globale dal 10 al 15%.

D’altro canto anche le società dei settori ciclici dovranno tagliare i dividendi
, convinte che questa volta gli investitori saranno più “comprensivi”, considerata la difficoltà delle aziende di reperire finanziamenti sul mercato del credito. Quanto agli altri settori, industriali, trasporti, media,
consumer services, costruzioni e chimici, prevediamo che i dividendi caleranno in media del 30%. Questo potrebbe significare un altro 6% sul totale.

Crediamo che i dividendi negli altri settori abbiano in generale una buona capacità di recupero, ma le compagnie petrolifere si troveranno in difficoltà se il prezzo del petrolio dovesse scendere ancora. Infine i settori difensivi, che costituiscono almeno la metà dell’universo dei dividendi, non dovrebbero tagliare i payout.

Tirando le somme, durante questo periodo di recessione i dividendi a livello globale potrebbero scendere del 15 o 20%; nel Vecchio Continente, probabilmente anche di più. Ma persino considerati tutti questi possibili tagli i dividend yield dovrebbero continuare ad essere attraenti rispetto ai tassi di interesse risk free.

In conclusione riteniamo che investire in società con dividend yield alti e sostenibili sarà rimunerativo nei prossimi anni
, e offrirà un flusso di rendimento costante e uno sviluppo del valore dei titoli migliore rispetto al mercato azionario generale.

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