Fantapolitica e fantaeconomia o realtà possibile?

Secondo alcuni analisti questa crisi potrebbe portare ad eventi inimmaginabili solo qualche tempo fa. In Asia secondo le ultime voci che circolano in ambienti finanziari, molti si chiedono se l’Euro e l’Europa nel medio periodo riusciranno a sopravvivere a questa crisi finanziaria.

La crisi infatti sembrerebbe aprire delle falle nel sistema, che necessiterebbe di flessibilità maggiore in un contesto in cui la stessa crisi produce effetti totalmente diversi tra paese e paese all’interno dell’Unione stessa. I costi di partecipazione all’Unione si moltiplicano, e le divergenze economiche tra paesi si allargano, creando delle condizioni di diversa risposta di fronte ai problemi sollevati dalla crisi globale.

Il vero problema a questo punto, secondo queste analisi, è dovuto al fatto che i costi per un eventuale abbandono dell’Euro sono troppo alti da essere sopportati perché provocherebbero il collasso del sistema bancario, enormi problemi sociali ed economici che non potrebbero essere in questo momento ne affrontati, tantomeno risolti. Il caso eclatante che dimostra quanto in questo momento stare fuori dall’Euro potrà trovare dei benefici reali, è la Gran Bretagna che vive il peggior momento economico della sua lunga storia.

La svalutazione della sterlina, che appare drammatica, permetterà però al paese di ripartire quanto prima, proprio per la possibilità di portare i tassi a dei livelli che la Bce non potrebbe per il momento permettersi, dovendo affrontare problematiche differenti tra paese e paese e permetterà, in questo contesto di discesa drastica dell’inflazione, di non subire gli effetti inflazionistici del crollo della valuta.

L’Irlanda Invece, legata all’Euro e impossibilitata a fare altrettanto, potrebbe subire la concorrenza di una Gran Bretagna dai tassi inferiori e dalla crescita superiore. Secondo queste voci comunque, se da un lato ritengono altamente improbabile un crollo dell’Euro, a causa dei costi enormi che implicherebbe una sua caduta, dall’altro fanno pensare come assai improbabile un allargamento eventuale dell’Euro ad altre aree ed altri paesi.

Detto ciò, il recupero della moneta unica di ieri sembra legato al recupero dei mercati azionari e all’allentamento della pressione sui mercati emergenti e sulle materie prime.

Vi è una sola certezza nei movimenti di questo periodo: la caduta della sterlina, che non sembra avere pause, con il cambio che nei confronti dell’Euro ha raggiunto dei livelli vicini a quelli di GbpDem dopo la svalutazione del 1992.

Il grafico settimanale si commenta da solo e non lascia spazio a dubbi. In definitiva, crediamo che fino a che non ci saranno almeno interventi  verbali per frenarne la caduta da parte della Bank Of England non possiamo attenderci alcun recupero, se non dopo la caduta dei tassi almeno al 2% , un calo che avverrà nel prossimo trimestre.

Teoricamente il cambio potrebbe arrivare a 0.90, che rappresenta il minimo di GbpDem del 1992 se si prende il cambio fisso di conversione EurDem e il minimo di GbpDem dell’epoca. Quindi c’è ancora spazio per vedere panic selling di sterline nei giorni a venire. Certo è che quello che viviamo da ormai 10 anni, cioè dalla nascita dell’Euro rappresenta qualcosa di straordinario, unico nel suo genere.

Prima i minimi storici dell’Euro e della sterlina nel 2001, poi la caduta vertiginosa del dollaro e i minimi visti nel 2008, in mezzo i massimi e la bolla dei carry trades con livelli mai visti prima (chi non ricorda GbpJpy a 250), infine la crisi dei subprime e le cadute spaventose dei carry e della valuta britannica (in 18 mesi una caduta pari ad una salita per la quale ci erano voluti 7 lunghi anni in cui nessuna banca centrale o G7 che fosse dicessero qualcosa per frenarne la bolla rialzista).

Ebbene situazioni di volatilità estrema in un mondo che cambia ad una velocità travolgente, senza che se ne riescano a controllare gli effetti, anche quelli più devastanti.

Un modello da ripensare drasticamente?

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