Risparmio Gestito – 2008 l'anno dei record (negativi)

Il 2008 può facilmente considerarsi l’annus horribilis del risparmio gestito mondiale. Se infatti i gestori italiani non possono che lamentarsi del flusso costante in uscita da fondi e altri prodotti finanziari, al di là dell’oceano il quadro non è poi tanto migliore.

Negli ultimi cinque mesi l’industria dell’asset management statunitense ha perso il 20% del patrimonio gestito portando così il patrimonio totale a 9,5 trilioni di dollari rispetto i 12 trilioni di fine dicembre (vedi tabella a destra). I dati come sempre provengo dall’ICI, l’Assogestioni statunitense che monitora l’andamento di 8.075 fondi.

Una tale distruzione di valore trova dei precedenti nella storia del risparmio gestito ma non sono poi tante le annate disastrose come quella del 2008.

Secondo Lipper partendo dal 1959 il peggior anno per i fondi comuni Usa è stato il 1973 quando le masse gestite scesero del 20,4% a 3,4 miliardi di dollari, record seguito nel 1974, quando le masse gestite crollarono del 21,4% a 2,7 miliardi di dollari. Ma il punto è che il dato record del 2008 potrebbe presto essere superato dato che l’incertezza che regna tra gli investitori difficilmente li farà rientrare in Borsa prima della metà del prossimo anno.

Nell’ultimo anno infatti si sono verificati da una parte la contrazione degli asset a causa della perdita di valore dei titoli sottostanti, dall’altro la costante fuori uscita di denari per i timori di nuovi crolli. In effetti, analizzando i rendimenti mendi dei fondi azionari statunitensi, la perdita media si aggira sul 50 percento: un’ecatombe. Proprio ottobre, uno dei mesi più difficili per i mercati (con il Dow Jones Industrial Index che arrivato a perdere il 28% nei primi dieci giorni del mese) i riscatti dai fondi  azionari Usa sono arrivati a toccare gli 86 miliardi di dollari.

Nel comparto reddito fisso, i riscatti hanno raggiunto i 44,3 miliardi di dollari, un dato tanto negativo che bisogna tornare indietro fino al 1992 per trovare una cifra che solo si avvicini (nello stesso periodo di quell’anno furono prelevati 37 miliardi di dollari) mentre nel maggio del 2004 fuoriuscirono 16,7 miliardi di dollari dalle casse dei fondi obbligazionari. In questo caso, la sfiducia degli investitori verso le obbligazioni era talmente alta che anche i titoli coperti dalle case di rating non davano più alcuna certezza.

Anche il mercato dei fondi monetari non è più lo stesso, soprattutto dopo che a metà settembre il blasonato fondo Usa, Reserve Primary Fund, “broke the buck” e vide il Nav del fondo scendere sotto il dollaro. L’evento creò un vero e proprio terremoto nell’industria e nel comparto in particolare: in una sola settimana 120 miliardi di dollari migrarono dai fondi monetari verso altri lidi, per poi rientrare dopo il programma di garanzia varato dal Tesoro Usa. Dopo aver stanziato miliardi di dollari a garanzia dei fondi monetari, il mercato ha ricominciato a prosperare, anzi ha raccolto molto di quanto è uscito dagli altri comparti e in ottobre ha visto incassare 169 miliardi di dollari, dato record secondo solo al dato dello scorso agosto, quando in un solo mese arrivarono 175 miliardi di dollari. Ovviamente si tratta di due mesi molto caldi, dove le tensioni sui mercati e i crac di Borsa toccarono livelli mai visti.

Quello che ora preoccupa gli addetti ai lavori è come gli investitori reagiranno allo shock di quest’anno. Nel 2003 infatti i fondi comuni generarono un rendimento del 33,8% in media, il miglior risultato dal 1967; ma nonostante gli ottimi risultati la raccolta fu scarsa perché gli investitori erano ancora ‘traumatizzati’ dal sell-off del 2001 e 2002. Anni in cui i fondi generarono performance negative rispettivamente del 9,3 e 17,8%. Quest’anno la perdita media è stata del 50%. Quanto tempo occorrerà questa volta per riprendersi dal 2007 e 2008?

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