Il risveglio del dragone

a cura di Stephen Green, economista con sede a Hong Kong di Capital Group

La Cina ha registrato una crescita del PIL per il secondo trimestre pari al 6,7%, in linea con i numeri dei primi tre mesi dell’anno. Il dato, di poco superiore alle previsioni di mercato, ha contribuito a placare alcuni timori circa il ritmo di crescita nella seconda maggiore economia del mondo. L’andamento positivo nel secondo trimestre è stato alimentato dalle misure di stimolo del governo e dalla continua solidità del mercato immobiliare. Nonostante il rallentamento della crescita del settore manifatturiero e l’indebolimento degli investimenti nel settore privato, l’accelerazione osservata nel settore immobiliare e delle infrastrutture dovrebbe continuare per il resto dell’anno, con una previsione di crescita del PIL che si attesta per quest’anno tra il 4 e il 5%, su livelli simili a quelli del 2015. Nonostante il rallentamento della spesa al consumo e della crescita dei salari, la new economy appare vivace. I cinesi stanno prevalentemente spendendo i loro soldi online, per life style ed esperienze.
La Cina è il maggiore mercato di e-commerce del mondo e continua ancora a registrare una crescita a doppia cifra. Nei primi cinque mesi del 2016, il volume lordo delle merci nel settore e-commerce ha registrato un aumento del 25% su base annua. Nel complesso, a giugno, le vendite al dettaglio hanno registrato una crescita a ritmo più rapido da dicembre, con un incremento del 10,6% rispetto all’anno precedente. Altri segmenti favorevoli nel settore al consumo comprendono viaggi e abbigliamento sportivo. I viaggi verso destinazioni diverse dalla Cina, ad esempio, sono aumentati del 30% lo scorso anno, mentre il governo incoraggia stili di vita attivi e gli investimenti in infrastrutture sportive.
Il Presidente Xi Jinping è concentrato sulle riforme strutturali sul fronte dell’offerta, volte alla riduzione dei volumi nel contesto del generale orientamento verso un’economia incentrata sui consumi, anche se fino ad ora i progressi si sono manifestati solo nei settori dell’acciaio e del carbone.
Sul fronte valutario, inoltre, proseguono gli interventi volti a indebolire la propria divisa, con un calo del renminbi del 3% rispetto al dollaro nel secondo trimestre. Per la seconda metà dell’anno, prevediamo un indebolimento della valuta cinese del 3%-4% rispetto al dollaro. Tuttavia, dopo aver innervosito i mercati globali con due svalutazioni monetarie lo scorso anno, non immaginiamo allo stato attuale alcuna mossa a sorpresa da parte della People’s Bank of China, in particolare alla luce della Brexit e del poco probabile aumento dei tassi a breve da parte della Federal Reserve statunitense.

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