Crisi finanziaria – Presto una banca centrale globale

Paul (nella foto), Repubblicano di fede politica e stimato ginecologo nel privato, ha detto che anche il neo eletto Obama rappresenta solo un cambiamento di facciata mentre la linea politica degli Stati Uniti rimarrà sostanzialmente la stessa.

“Credo che qualcosa bolle in pentola ma nessuno dice ancora niente. Dietro la pompa di tanti incontri e pranzi ufficiali, si sta parlando del futuro del mondo e di come internazionalizzare tutta la regolamentazione finanziaria globale, andando così nella direzione opposta del mercato libero. Sono certo che si sta parlando di una banca centrale internazionale.”

Ma il politico insiste e spiega che il dollaro perderà il suo status di riserva valutaria: “il sistema che oggi utilizziamo dove il dollaro funge da monetare ufficiale di riserva in tutto il mondo, sta perdendo il suo status e deve essere sostituito. Fortunatamente i leader mondiali sanno bene che un nuovo accordo sul modello di Bretton Woods non è sostenibile”.

Paul punta il dito anche verso Obama e la sua futura amministrazione che offrirà pochi cambiamenti rispetto alle politiche che hanno portato gli Stati Uniti e il mondo in questa crisi: “Cambiamenti di facciata che non cambiano la sostanza. Entrambi i partiti rappresentano infatti gli stessi interessi, devono entrambi rappresentare i grandi finanzieri. Obama è considerato l’uomo del popolo, ma è riuscito a raccogliere 750 milioni di dollari, più di quanto ha fatto chiunque altro. Wall Street lo supporta, i media lo supportano, tutti i grandi finanzieri lo sostengono, quindi il cambiamento non sembra così grande come paventato. Obama non sta parlando di cambiare la politica monetaria, la Federal Reserve o di portare a casa le truppe dall’Iraq”. Proprio sull’Iraq, Paul crede che Obama non ritirerà le truppe e sottolinea come il presidente democratico non hai detto di voler chiudere le basi militari del paese e di chiudere l’enorme ambasciata a Baghdad.

La politica degli Stati Uniti rimarrà interventista in definitiva, “continueremo a rimanere nel Medio Oriente e non torneremo a casa, staremo in Corea, Europa e nell’Europa emergente. Anche se Obama ha puntato tutto sul cambiamento, l’unica cosa che è cambiata veramente sono le facce dei nostri politici”.

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