Clinton-Trump, ecco a cosa fare attenzione

A cura di Libby Cantrill, Executive Vice President e Responsabile Public Policy di Pimco
A meno di 60 giorni dalle elezioni presidenziali statunitensi – e a fronte dell’interminabile clamore che circonda le campagne dei due principali partiti – quali sono gli aspetti a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione da qui all’8 novembre?
In primo luogo, naturalmente, ci sono i sondaggi d’opinione nazionali che seguono la gara tra Hillary Clinton e Donald Trump. Se è vero che attualmente la candidata dei Democratici viene data in lieve vantaggio rispetto al concorrente repubblicano, sarà interessante vedere se i consensi della Clinton continueranno a diminuire rispetto ai massimi segnati dopo la convention oppure se inizieranno a stabilizzarsi.
In secondo luogo, suggeriamo di prestare attenzione alle proiezioni demoscopiche su Gary Johnson, il candidato del partito libertario. I contendenti dei partiti minori hanno raramente conquistato la Casa Bianca (l’ultimo a ottenere la presidenza fu Abraham Lincoln), ma possono senz’altro influenzare gli esiti della contesa elettorale (come fece a detta di molti Ross Perot nel 1992 o ancora Ralph Nader nel 2000). Al 9%, Johnson potrebbe non avere i numeri per spostare l’ago della bilancia a novembre, ma resta da vedere se i suoi consensi aumenteranno e se riuscirà a partecipare al sempre più importante primo dibattito a fine settembre.
Oltre ai sondaggi nazionali, altrettanta se non maggiore importanza rivestono quelli condotti nei cosiddetti Stati in bilico. Infatti, dato il sistema di collegi elettorali adottato negli Stati Uniti, è probabile che l’esito della corsa alla Casa Bianca venga deciso da 10 o 12 di tali Stati in bilico. Fra questi i più importanti potrebbero essere Ohio, Pennsylvania, North Carolina, Virginia e Florida, perché per ottenere i 270 voti di grandi elettori necessari per conquistare la presidenza Donald Trump in particolare dovrebbe vincere nella maggior parte di questi Stati (e mantenere quelli conquistati da Romney nel 2012). Al momento, secondo Real Clear Politics, Hillary Clinton è in testa in ognuno di tali Stati tranne la Florida.
Un altro fattore da tener presente, per via della correlazione con gli esiti delle elezioni passate, è il tasso di approvazione del presidente uscente. Sin dall’epoca di Johnson, se quest’ultimo vanta un tasso di approvazione superiore al 50% secondo Gallup, il candidato del suo partito vince le elezioni (e viceversa). Se la storia insegna qualcosa, ciò potrebbe deporre a favore di Hillary Clinton: il Presidente Obama gode attualmente di un tasso di approvazione superiore al 50%, il più elevato che abbia ottenuto durante il suo secondo mandato.
Inoltre, suggeriamo di monitorare la performance del mercato azionario, in quanto il suo andamento ha correttamente previsto l’esito di 19 delle ultime 22 contese elettorali dal 1928. Nello specifico, se il mercato azionario ha fatto registrare una performance positiva nei tre mesi precedenti le elezioni, il partito in carica è successivamente rimasto al potere, e viceversa.
Infine, consigliamo di seguire i tre dibattiti presidenziali previsti prossimamente (26 settembre, 9 ottobre e 19 ottobre), che potrebbero avere un ruolo ancor più determinante che in passato, data la maggiore percentuale di indecisi nell’attuale ciclo elettorale.

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