Un global value che si protegge con l’oro

“Un portafoglio deve essere investito in titoli, ma anche e soprattutto deve avere una copertura efficace contro gli umori e le vicissitudini avverse dei mercati”. Parola di Matthews McLennan, portfolio manager ed Head of Global Value Team di First Eagle Investment Management. Che per Amundi gestisce il First Eagle Amundi International Fund, un fiore all’occhiello per l’asset manager francese che in Italia ha ormai masse in gestione per 43 miliardi di euro tra Sgr e real estate. E quest’anno la raccolta netta è stata di 3 miliardi, di cui 350 milioni proprio nel fondo gestito da First Eagle che ha raggiunto complessivamente una massa di 1,6 miliardi. Disponibile sia in dollari sia in euro, il fondo può contare su una gestione attiva basata su due pilastri: generare rendimenti positivi e a preservare il capitale nel lungo termine.
Come? Puntando sul lato degli investimenti su scarsità e resilienza e sul versante della copertura sull’oro. Il portafoglio europeo del fondo è infatti investito per il 6,3% in Etc sull’oro e per il 4,5% in titoli legati all’oro (produttori e trasformatori). Scarsità, invece, declinata sia in asset reali sia intangibili. Tra i primi sono annoverati gli investimenti in beni non replicabili (terreni, foreste, miniere, ma anche immobili in zone di pregio), tra i secondi brand riconoscibili e riconosciuti che controllano quote importanti di beni e servizi in tutto il mondo, con capacità di pricing power. Il tutto con quell’approccio assolutamente value che inizia con Benjamin Graham (argine di sicurezza, ecc.), puntando cioè a comprare azioni a condizioni interessanti con uno sconto significativo rispetto al loro valore reale per effettuare investimenti interessanti e duraturi nel tempo.
Qualche esempio? Weyerhaeuser è una delle maggiori società al mondo dell’industria del legname: la domanda è strutturalmente in crescita, i terreni liberi diminuiscono continuamente e il gruppo ha situazioni di monopolio naturale (anche a causa dei costi di trasporto elevati), con margini sopra la media. Oracle è il gruppo informatico in ambito Erp: insieme a Sap si spartisce il mondo, ma la concorrenza non è mai sul prezzo bensì su servizi, assistenza, prodotti. In pratica è quasi un’utility, con l’80% del fatturato che deriva dalla consulenza. Fanuc è un gruppo giapponese leader nella robotica, con il 50% di quota globale nel settore specifico e il 30% della market cap spiegata dalla liquidità in cassa. Restituisce ormai l’80% del free cash flow e ha vantaggi competitivi sostenibili e fortissime barriere all’ingresso rappresentate dal know how.
Nel corso degli ultimi 37 anni la strategia ha catturato il 90% del rendimento al rialzo del mercato, ma solo il 26% di quello al ribasso, segnando così una performance complessiva del 19.054% contro il 3.106% dell’Msci World.
Attualmente i titoli in portafoglio sono 152, con masse in gestione per 7,7 miliardi di dollari e una performance a 12 mesi (del fondo Ucits) del 6,71% contro il -0,38% dell’indice Msci World. Tanto da essere nel miglior quartile di Morningstar sia a 1 che a 10 anni, con uno Sharpe Ratio (calcolato dall’avvio) pari a 0,66 e una performance dal lancio (agosto 1996) del 9,48% annualizzata.  Max Malandra

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