Banche ancora sotto assedio

A cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG
Chiusura contrastata per i principali indici europei alla vigilia dei comunicati della Bank of Japan e della Federal Reserve. Il comparto bancario è stato ancora una volta il settore peggiore, insieme agli energetici, elementi questi che hanno penalizzato principalmente il listino milanese, risultato ancora il peggiore nel Vecchio continente. A Milano la storia del giorno è Banca Monte dei Paschi di Siena, con il titolo che in apertura è scivolato sotto il supporto psicologico di 0,20, aggiornando i nuovi minimi storici a 0,1833. Sotto quel livello c’erano collocati molti ordini in vendita che sono scattati tutti poco dopo l’apertura, mandando il titolo in sospensione più volte.
Sinora la nomina di Morelli non ha avuto alcun effetto e il piano industriale potrebbe tardare ad arrivare. Probabilmente gli investitori si aspettavano qualche misura immediata da parte del nuovo ad, e la delusione su questo fronte ha alimentato delle vendite. Le prospettive rimangono ribassiste sulla banca senese e la discesa era diventata solo questione di tempo.
Intanto l’Europa e l’Italia continuano a prendere tempo per la risoluzione dei problemi delle banche e questi ritardi, prima o poi, torneranno a pesare sulle quotazioni di borsa. Ripristinare la fiducia su un settore così strategico è importante per fare in modo che la crescita economica prenda forza. Per ora le misure espansive della Bce stanno lavorando alla metà rispetto al loro potenziale. Anche per questi motivi, la Bce ha mandato un messaggio chiaro al mercato, dicendo che aspetterà ancora prima di lanciare nuove misure.
Aspettando BoJ e Fed. Rimanendo sul fronte Banche centrali, gli occhi sono puntati su Kuroda-Yellen, che domani muoveranno i mercati, con le ripercussioni che potrebbero durare per diverse settimane. Le indiscrezioni sulle prossime manovre della Banca centrale nipponica e le dichiarazioni contrastanti dei vari membri Fed hanno contribuito a mantenere alta l’incertezza sui mercati. Dalla Banca centrale statunitense non ci aspettiamo alcuna manovra sui tassi e crediamo che gli investitori si concentreranno sui “dot plot” per capire quanto sia profonda la spaccatura tra i vari membri del FOMC e quanto sia probabile un rialzo a dicembre.
Probabilmente il livello dei tassi di lungo periodo sarà rivisto per la quarta volta consecutiva (al 2,7% dal 3% attuale). Al di là del rialzo dei tassi, che il mercato sta già metabolizzando per la riunione di dicembre, gli operatori potrebbero apprezzare se da Yellen dovessero arrivare messaggi di prudenza, mentre potrebbero rimanere colpiti se dovesse emergere un’ostinazione ad agire ad ogni costo.
Sul fronte nipponico, il consenso tra gli operatori rimane improntato per un’azione su più fronti, che riguardi un taglio dei tassi, una variazione della qualità e della quantità di asset acquistati mensilmente, con innalzamento fino ad almeno 90 trilioni di yen. Quindi, dopo una Bce non troppo permissiva, i mercati potrebbero temere che anche le altre Banche centrali possano lanciare segnali meno accomodanti in un momento in cui la crescita mondiale rimane soggetta a rischi al ribasso.

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