A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Sgr
I Pmi Europei restano in aggregato coerenti con il livello di crescita mostrato negli ultimi trimestri, ma confermano un deterioramento della domanda interna, in particolare in Germania. I mercati consolidano i robusti movimenti settimanali.
Giornata di consolidamento, venerdì, dopo la baldoria dei giorni precedenti sponsorizzata dalla FED. Performance contrastate in Asia, con Giappone, mercati cinesi e India in modesto ribasso, e Corea e Taiwan trascinati dalla forza dei tecnologici, insieme con Sydney. Il primo dei PMI Flash, quello manifatturiero giapponese, ha mostrato un marginale miglioramento, che però ha riportato il settore sopra la soglia di espansione (50.3 da 49.5). Lo Yen ha ritracciato moderatamente, grazie anche ad un po’ di sana retorica: Il vice Ministro pre gli affari internazionali Asakawa ha dichiarato che se i movimenti “speculativi” sul cambio continueranno, il Ministero interverràsul forex.
Peraltro, come accennato già giovedì, reprincing sui bonds globali seguito al FOMC ha già prodotto un calo dei rendimenti del decennale giapponese, a -0.05%, mettendo immediatamente alla prova il meccanismo col quale la Bank of Japan si propone di mantenerlo in area “0%”. Naturalmente, quest’ultimo funziona molto meglio in caso di aumento dei rendimenti, visto che la Banca Centrale può sostenerli con gli acquisti. Nel caso, attuale, di un calo, può ridurli, ma senza alcuna garanzia di poterlo fare a sufficienza da indebolire i JGBs, e con la scelta obbligata se ridurre il QE (e quindi la creazione di base monetaria) oppure spostare il baricentro degli acquisti sulla parte breve, contribuendo comunque a comprimere i rendimenti. E’ evidente come il mercato va subito a caccia delle falle nel meccanismo.
La partecipazione dei mercati cinesi alla recente euforia è stata modesta, nonostante i dati buoni. A nuocere agli indici (sopratutto Shanghai ma oggi anche HSCEI) crescenti preoccupazioni circa la ulteriore formazione di bolle immobiliari e la crescita incessante del credito. Oggi ad esempio ha trovato ampio risalto sul Telegraph un indagine di FITCH secondo cui i non performing loans nel sistema bancario locale sarebbero 10 volte i dati ufficiali (una questione nota, anche se non nelle dimensioni indicate da Fitch). Non c’è dubbio che l’espansione creditizia in Cina sia insostenibile e che abbia fin qui generato sofferenze ben superiori all’1/2% ufficialmente riportato.
Ai tempi del mio breve soggiorno in Cina (marzo) gli analisti locali sostenevano che il vero numero era un 5/6% e che le azioni bancarie in media prezzavano tali livelli. Naturalmente, negli ultimi mesi le autorità ci hanno dato dentro col credito, per stabilizzare il ciclo, e la riduzione di capacità nei settori problematici sta proseguendo. Credito e sofferenze non mi paiono un problema per l’immediato, ma comunque sono da monitorare attentamente.
L’apertura europea è coincisa con l’uscita del PMI flash di settembre, che a questo stadio contengono il dettaglio, a livello geografico solo per Francia e Germania. Piuttosto buone le notizie in Francia, dove il dato composite sale a 53.3, da 51.9, massimo da 15 mesi, sospinto da un balzo del settore servizi (da 52.3 a 54.1) mentre il settore manifatturiero comunque migliora (49.5 da 48.3).
Significativamente meno positivo il quadro in Germania, dove ad un manifatturiero che si riporta su livelli solidi (54.3 da 53.6 vs attese per 53.1) si contrappone un settore servizi che cala sull’orlo della stagnazione (50.6 da 51.7 e vs attese per 52.1). Il dato composite perde marginalmente terreno (52.6 da 52.9 e vs attese per 52.8).
A livello Europeo il manifatturiero migliora (52.6 da 51.7 e vs attese per 51.5, e i servizi rallentano (52.1 da 52.8 e vs attese per 52.8), per un dato composite (52.6 da 52.9 e vs attese per 52.8) che scende ai minimi da 20 mesi.
Dal confronto tra i dati si evince un marginale deterioramento nelle economie periferiche, sul quale avremo ulteriori dettagli tra 2 settimane circa.
La divergenza tra manifatturiero, in recupero, e servizi, in rallentamento sembra indicare che, contrariamente agli ultimi trimestri, è stata la domanda estera a offrire supporto all’economia dell’Eurozone (il che depone bene per il ciclo degli emergenti), mentre la domanda interna appare in fase di indebolimento. Sul fronte positivo l’accelerazione in Francia, confermata dai dati di confidence di ieri. Ma il dato tedesco sembra confermare un rallentamento del GDP nel secondo semestre in Germania, di natura endogena.
Il dato resta coerente con una crescita intorno allo 0.3% trimestrale in Eurozone, ma non fa granchè per relegare il marcato rallentamento di agosto a pausa momentanea nella ripresa US, come qualcuno sperava. In marginale rallentamento, secondo Markit, anche il settore manifatturiero US (PMI a 51.4 da prec 52 vs attese per 52). Come noto, qui il PMI markit è subalterno al più noto ISM, in uscita a fine mese, già sceso in territorio di contrazione ad agosto. Per cui il dato odierno lascia abbastanza invariato il quadro.
In generale, news macro scarsamente ispirate, ma insufficienti a impattare sui mercati, distogliendoli dal movimento di consolidamento. Nei prossimi giorni il calendario macro prenderà gradualmente momentum, per culminare a inizio ottobre con la serie di dati finali (PMI finali, ISM etc) di settembre, che si chiude con il labour market report il primo venerdi del mese. Come osservato i giorni scorsi, con le banche centrali alle spalle, il dibattito sulla consistenza del ciclo US e globale dovrebbe riprendere rapidamente il centro della scena.
Oltre al quadro macro, con il primo dibattito presidenziale stasera, dovrebbe entrare nel vivo la lotta per la Presidenza US tra la Clinton e Trump, che si chiuderà l’8 novembre. Il primo scontro sarà un test importante, visto che i sondaggi al momento danno i candidati pressochè appaiati.