Class action addio?

Un documento dove, denuncia l’associazione per voce di Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori , “è evidente la mano di Confindustria“, e si nasconde “il tentativo di annacquare il ruolo delle associazioni dei consumatori e di favorire la lobby dell’avvocatura”.

Quali sono in pratica i punti contestati dall’associazione dei consumatori?

“Nel merito si comprendono le ragioni della inusuale riservatezza adottata dal Governo rispetto al nuovo testo di legge: una procedura completamente nuova che, invece di risolverne le criticità, è tutto ispirato dalla preoccupazione di realizzare meccanismi tali da proteggere le aziende scorrette dal rischio di dover concretamente rispondere ai cittadini in caso di danni seriali: in tal senso si devono interpretare la previsione di un controllo del giudice circa il fatto che il proponente appaia in grado di curare adeguatamente l’interesse della classe (con forti dubbi di costituzionalità) e l’irrigidimento della competenza territoriale (rimessa ai tribunali del capoluogo di Regione evidentemente più controllabili)”.

Lascia perplesso, inoltre, anche “l’onere di pubblicità a carico di chi avvia l’azione, come condizione di procedibilità”. Altro aspetto critico sul quale punta l’associazione “è certamente quello della legittimazione attiva oggi estesa a ciascun individuo e non più consentita solo agli enti collettivi: essa nasconde – commenta Dona – il tentativo di annacquare il ruolo delle associazioni dei consumatori e di favorire la lobby dell’avvocatura che evidentemente ha avuto modo di interferire sull’attività legislativa molto più di quanto non abbiano potuto fare i rappresentanti dei cittadini”.

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