Cosa avremmo dovuto imparare dal 2016

QUATTRO LEZIONI – Ecco le quattro principali lezioni che gli investitori avrebbero dovuto imparare dall’anno che sta per finire:

AFFIDAMENTO ALLE PREVISIONI – La presunzione di poter prevedere gli andamenti dei mercati rappresenta il più grande errore da parte degli investitori. Come ha ribadito più volte Warren Buffett, “Non abbiamo, non abbiamo mai avuto, e non avremo mai idea di dove il mercato azionario, i tassi di interesse e le attività di business saranno fra un anno”, inoltre solitamente “le previsioni ci dicono più cose su chi le fa che sulla previsione stessa”. Nassim Taleb sottolinea che gli esperti di previsioni “sono in grado di prevedere l’ordinario ma non l’irregolare, ed è qui che alla fine falliscono … si vergognano a dire cose bizzarre ai loro clienti, eppure gli eventi sono quasi sempre bizzarri”. Le previsioni fatte per il referendum nel Regno Unito e per le elezioni politiche negli Stati Uniti hanno dato ampio eco agli errori predittivi dei principali sondaggisti, inoltre per coloro che si fossero conservati gli outlook sul 2016 di banche e case di gestione vi sarebbero spunti divertenti.

L’IMPORTANZA DI NON PERDERE
– Risulta piuttosto conosciuta la tabella che sintetizza come, a fronte di una perdita del 50% sarà necessario ottenere successivamente un guadagno del 100% per tornare al valore iniziale, elemento che già di per se per sottolinea l’importanza di evitare le perdite. Al contrario sono meno conosciute le analisi relative all’expected time to recovery. BofA Merrill Lynch evidenzia come, con i rendimenti attuali offerti dal Barclays Euro Aggregate Bond Index, sono necessari circa 9 anni per recuperare una perdita del 5%. Dal 1996 al 2016 erano sufficiente in media meno di 2 anni per rientrate dalla perdita del 5%.

I BASSI TASSI AUMENTANO LE CORRELAZIONI – Uno studio di UBP illustra come, con i rendimenti del Barclays Euro Aggregate Bond Index sopra l’1% la correlazione con l’Eurostoxx 50 è negativa (-0,10%), mentre con i rendimenti del Barclays Euro Aggregate Bond Index sotto l’1% (ovvero a partire dalla fine del 2014) la correlazione tra bond ed equity europeo è positiva (0,40%). Ne deriva che la diversificazione non viene più offerta dalle asset class, ma dalle strategie di investimento alternative.

E’ PIU’ IMPORTANTE IL METODO DEL RISULTATO – I risultati deludenti dei Liquid Alternative hanno sorpreso molti. Secondo il database “Ucits Alternative Index”, da inizio anno a fine novembre in media i fondi market neutral hanno perso il 3,57%, i long short sull’azionario il 4,08%, mentre secondo il database di Lux Hedge Alternative Ucits la perdita si riduce rispettivamente all’1,93% e al 2,97%, risultati comunque ampiamente insoddisfacenti secondo gli obiettivi dichiarati dai gestori. Come osserva Michael Mauboussin, nella nostra società “ci si concentra troppo sul risultato e poco sulla correttezza del modo di procedere”. Ad esempio, “se giocando a black jack il banco ci desse un 17, quale sarebbe la cosa giusta da fare? In linea teorica sopra il 17 è bene tenersela, sotto è preferibile avere una nuova carta, ma qualora si fosse chiesta una nuova carta e si avesse avuto fortuna si sarebbe ottenuto un risultato molto positivo, attraverso una strategia sbagliata”. Si tratta quindi di focalizzare l’osservazione sul modo di procedere, negli investimenti questo si traduce in tre elementi distinti; osservare a livello analitico il modo di procedere del gestore, analizzarne gli aspetti comportamentali e psicologici, valutare gli elementi organizzativi per individuare eventuali ostacoli alla capacità del gestore di produrre dei risultati. Troppo spesso gli investitori, anche per la scelta dei fondi liquid alternative, si sono basati sui rendimenti passati senza riflettere se le condizioni che hanno permesso il raggiungimento di determinati obiettivi fossero ancora presenti sui mercati, oppure se i fondi avessero ottenuti risultati positivi attraverso un metodo sbagliato.

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