PETROLIO, L’ACCORDO “IMPOSSIBILE” PARE VICINO – L’accordo per un taglio della produzione Opec di 1,1-1,2 milioni di barili al giorno (accordo che renderebbe possibile un taglio di altri 600 mila barili al giorno da parte di produttori non-Opec come la Russia), solo ieri apparso irrealistico per la contrarietà dell’Iran ad aderire e la richiesta dell’Arabia Saudita che Teheran sia coinvolta in un qualsivoglia accordo, sembra farsi più vicino nel giorno in cui a Vienna si riuniscono i ministri del petrolio dei 14 paesi aderenti al cartello.
WTI E BRENT RIPARTONO, ASSIEME AI TITOLI PETROLIFERI – Risultato: i future sul Wti texano nelle contrattazioni automatiche sul Nymex sfiorano l’8% di rialzo a 48,80 dollari al barile, il Brent torna a 50,17 dollari al barile a Londra e a Piazza Affari ripartono i petroliferi, ieri in calo, con Saipem che segna +6,7% a 41,29 centesimi per azione, Tenaris in allungo del 4,74% a 14,81 euro per azione ed Eni che risale sopra i 13 euro per azione (+3,16%).
ARABIA SAUDITA E IRAN VICINI AD INTESA – A sbloccare lo stallo pare essere l’Arabia Saudita, che avrebbe accettato che l’Iran possa continuare ad aumentare la propria produzione sino a circa 3,9 milioni di barili al giorno, mentre Teheran da parte sua chiedeva di poter salire a 3,975 milioni di barili, circa 200 mila barili sopra i livelli correnti. La distanza ormai minima tra le parti e l’auspicio che un accordo favorisca la risalita dei prezzi a 55 dollari al barile ha così fatto scattare ricoperture sia da parte degli investitori che puntano sulla materia prima sia da parte di chi predilige investire in società del settore.