“In un contesto di tassi bassi, crescita modesta, utili sotto pressione e rendimenti reali ridotti, gli investitori si trovano ad affrontare uno scenario più complesso che mai. Per alcuni, lo status quo attuale rappresenta un nuovo paradigma dopo anni di crescita superiori alla media, mentre per le nuove generazioni, come quella dei millennial, siamo dinanzi semplicemente a un altro new normal”. Marco Palacino, Managing Director per l’Italia di BNY Mellon Investment Management, condivide il suo outlook sui mercati e sulle strategie d’investimento per il 2017 e oltre.
“Anche se il 2016 verrà forse ricordato come l’anno in cui gli sviluppi politici globali hanno sorpreso gli investitori in tutto il mondo, crediamo sia importante mantenere un approccio di lungo termine in grado di vedere oltre la volatilità di breve periodo, e concentrarsi invece sui temi principali che guidano i cambiamenti globali”, aggiunge Palacino.
Temi d’investimento: 2017 e oltre. Negli ultimi 30 anni i rendimenti finanziari sono stati al di sopra delle medie storiche di lungo periodo: le azioni negli USA e in Europa hanno offerto ritorni prossimi all’8%, le obbligazioni statunitensi il 5% e i bond europei il 6% circa1.
Secondo Palacino, a partire dal 2008 “siamo entrati in un nuovo paradigma di bassi rendimenti ed elevata volatilità. Ci aspettiamo che i prossimi 20 anni siano difficili per gli investitori, con i rendimenti dell’azionario statunitense ed europeo pari al 6% nel miglior scenario di ripresa economica, e fermi al 4% in condizioni di bassa crescita. Le obbligazioni potrebbero invece offrire ritorni compresi tra il 2% nello scenario più roseo e nulli o negativi in caso di stagnazione”.
In un mondo di rendimenti bassi, le strategie di gestione attive, in grado di sovraperformare gli indici, potrebbero crescere sino a rappresentare una parte sempre più importante dei portafogli. “Man mano che i programmi di QE giungeranno al termine, potremmo assistere all’ascesa di una nuova era di gestori attivi e di cacciatori di alfa”, afferma Palacino.
Uno scenario di rendimenti in calo presenta delle ricadute importanti. L’incertezza, in particolare, condiziona l’atteggiamento degli investitori privati e professionali, con livelli di liquidità in portafoglio in costante aumento. Il mercato degli strumenti monetari USA è quello che a fine settembre 2016 ha visto i maggiori flussi in ingresso, superando il reddito fisso, l’azionario e i fondi alternativi. In un contesto di bassi rendimenti il timore di incassare i ribassi aumenta, anche perché negli ultimi anni i mercati hanno attraversato con frequenza periodi di correzione pari anche al 10%. “Spesso, però, il rischio principale non è essere investiti durante gli storni, ma non esserlo durante la fase successiva di ripresa”, commenta Palacino.
Il risultato è che gli investitori, oggi, devono assumere maggior rischio in portafoglio per mirare a raggiungere gli stessi rendimenti di un decennio fa. “Nel 1995, un investitore che aveva investito il 100% del proprio portafoglio in obbligazioni, era in grado di guadagnare il 7,5% con una volatilità (misurata dalla deviazione standard) del 6%. Nel 2015, per raggiungere lo stesso rendimento del 7,5%, un investitore deve suddividere il proprio portafoglio tra obbligazioni, azioni (small e large cap), immobiliare, private equity e altre asset class non convenzionali, e deve comunque accettare una volatilità molto più alta, pari al 17,2%2. Questo richiede una profonda comprensione delle correlazioni tra asset class, tutt’altro che costanti nel corso del tempo”, rileva il Managing Director di BNY Mellon IM.
Negli ultimi anni, i prezzi delle asset class si sono mossi sempre più all’unisono. Stando a dati del Fondo Monetario Internazionale, proprio le aree in cui gli investitori hanno spinto al rialzo le curve dei rendimenti (e in particolare le obbligazioni emergenti e gli high yield USA) sono quelle più vulnerabili all’effetto contagio. “Gestire le fasi di ribasso tra asset class sempre più correlate e riuscire a diversificare i rischi saranno due delle sfide principali per gli investitori negli anni a venire”, dichiara Palacino.
Gli sviluppi più recenti dei mercati determinano anche una volatilità delle monete globali. Negli ultimi due anni abbiamo assistito a fluttuazioni estreme dei cambi in tutto il mondo. Tali estremi sono meglio illustrati dalle diverse sorti del Brasile e del Messico, due mercati emergenti dal medesimo continente con approcci economici e sfide politiche ben distinte. La Brexit, e il suo impatto sulla sterlina rispetto alle principali valute globali evidenzia le distorsioni addizionali che possono emanare come conseguenza delle decisioni politiche.
L’importanza di essere “bastian contrari”. Il rischio politico è salito alla ribalta dinanzi alla crescente importanza attribuita agli interessi nazionali nei dibattiti elettorali. Il libero scambio di beni e persone è posto sempre più in discussione. Il protezionismo riscuote consensi crescenti e i Paesi cercano di ottenere vantaggi competitivi indebolendo le proprie valute e adottando politiche sempre più isolazionistiche.
“La Brexit ha sospinto la Gran Bretagna verso acque mai navigate prima, e ci sono timori che possa scatenare un effetto contagio in Europa. Negli USA, l’elezione di Donald Trump quale nuovo Presidente degli Stati Uniti può essere interpretata come il risultato dell’affermazione del populismo”, nota Palacino. Qualsiasi processo di de-globalizzazione potrebbe portare a una crescita più bassa ed eterogenea nel mondo, ma può anche offrire delle opportunità uniche per chi è in grado di distinguere i titoli e i settori perdenti e vincenti. “È importante restare obiettivi quando si valutano eventi politici che sono solitamente sotto i riflettori dell’opinione pubblica e dei media. Nel caso della recente vittoria di Trump, riteniamo che le sue promesse elettorali, se effettivamente applicate, potrebbero avere ricadute tanto positive quanto negative per diversi settori e aspetti dell’economia USA”.
Trump Presidente: pro e contro per l’economia USA
Temi politici | Promesse elettorali di Trump | Impatto economico |
Commercio | • Revisione degli accordi commerciali internazionali • Tariffe sulle importazioni dalla Cina e dal Messico |
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Riforme fiscali | • Riduzione delle tasse ad ampio spettro • Riduzione o eliminazione tasse immobiliari e deduzioni fiscali • Meno imposte aziendali • Rimpatrio profitti esteri |
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Politiche fiscali | • Stimoli alle spese infrastrutturali | + |
Debito pubblico | • Piani fiscali che diminuiscono le entrate federali • Aumento del debito federale su 10 anni |
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Normative | • Normative meno invadenti • Aumento salari minimi • Revisione normativa finanziaria Dodd-Frank • Revisione elementi dell’Affordable Care Act |
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Politiche monetarie | • Nomina di un nuovo Presidente della Fed | = |
Immigrazione | • Supporto agli immigrati legali • Controlli doganali e sui rifugiati più stringenti |
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