Inflazione in ripresa in Eurolandia, ma l’Italia resta in coda

PETROLIO E DOLLARO RIACCENDONO L’INFLAZIONE – Dopo un periodo prolungato di inflazione prossima a zero, il deciso rialzo dei prezzi del petrolio (da fine novembre, quando l’Opec e la Russia hanno deciso di tagliare le rispettive produzioni, il prezzo dei future sul greggio è risalito di una decina di dollari al barile), in un momento in cui il dollaro ha continuato a rafforzarsi sull’euro, sembra aver riacceso spinte inflazionistiche da tempo sopite nel vecchio continente.

IN GERMANIA GLI AUMENTI PIU’ CONSISTENTI – Così se ieri la Germania aveva già annunciato un’inflazione dell’1,7% annuo in dicembre, oggi Eurostat fornisce il quadro completo con il dato medio di Eurolandia che segna +1,1% annuo dal precedente +0,6% di novembre e contro un consensus di +1%. L’accelerazione è visibile anche a livello “core” (ossia depurato degli aumenti di generi alimentari ed energetici): +0,9% annuo dal +0,8% di novembre.

PER L’ITALIA UN 2016 IN DEFLAZIONE – L’Italia per il momento resta indietro: a dicembre, segnala oggi l’Istat, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4% rispetto a novembre e dello 0,5% rispetto a dicembre 2015, mentre l’inflazione “di fondo” sale a +0,6% dal +0,4% del mese precedente e il dato al netto dei soli beni energetici segna +0,7% (da +0,4%). In media d’anno, nel 2016 i prezzi al consumo hanno registrato una variazione negativa (-0,1%), come non succedeva più dal lontano 1959 (quando la flessione fu pari a -0,4%) mentre l’inflazione “di fondo” è rallentata a +0,5% dal +0,7% del 2015. Segno che per ora la debolezza dell’economia italica limita la possibilità per le aziende di scaricare sui consumatori gli incrementi di costi legati ai cambi e ai prezzi energetici: durerà?

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