Banche – il rating cala nel silenzio generale

Nell’elenco di società messe sotto osservazione da S&P solo HSBC Holding, il colosso del credito inglese, è stata risparmiata visto che il suo rating è rimasto invariato a AA.

A pesare sugli istituti di credito il pessimo scenario che si profila per banche e mercato del credito, a cui si aggiunge la non remota possibilità che molti istituti decidano di ridurre il payout se le condizioni di mercato continueranno a rimanere difficili.

“I tagli di giudizio riflettono la view di una significativa pressione sulle performance future delle istituzioni finanziarie più complesse a causa dell’aumentato rischio per l’industria del credito e per il peggioramento del quadro economico globale” scrive Standard & Poors’ nel suo report.

Cosa dire delle due più grandi realtà italiane: UniCredit e Intesa Sanpaolo? Nel primo caso, la banca guidata da Alessandro Profumo si vede assegnare da S&P un giudizio sul debito a medio-lungo termine di A-1 mentre nel breve incassa un A+. L’outlook su Piazza Cordusio rimane negativo (Fonte UniCredit, ottobre 2008).

Leggermente migliore la situazione per Intesa Sanpalo: l’istituto guidato da Corrado Passera detiene un giudizio sul debito a medio-lungo termine  AA-.  Sul debito a breve termine l’istituto si è visto assegnare da S&P il giudizio A-1+. L’outlook è stabile

UN SETTORE SOTTO PRESSIONE CHE PIACE PER I SUOI RENDIMENTI

I problemi delle banche rimangono diversi, tra cui l’enorme quantitativo di asset illiquidi presenti nei loro portafogli, determinato da un forte ‘appetito per il rischio’ e un basso concetto di risk management, la pressione dei regolatori per un continuo deleveraging del settore.

Nonostante la bacchetta di S&P la richiesta per i titolo corporate dei principali istituti rimane elevato, soprattutto dopo che il rendimento sui Treasury americani è arrivato ai minimi degli ultimi 50 anni. Lo scorso 18 dicembre, per esempio, l’esodo di massa degli investitori verso lidi sereni ( il cosidetti fly to quality) e il taglio della Fed ha portato il rendimento del bond decennale del Tesoro Usa ai minimi di 50 anni o più precisamente al 1960 secondo la Federal Reserve.

In un tale scenario, anche un ritocco all’ingiù del giudizio di rating non spaventa gli investitori a caccia di rendimenti a qualsiasi costo. A dare una mano ai corporate bond (bancari in questo caso) sono anche i diversi programmi di aiuti economici promessi dai Governi, che hanno concesso linee di credito di emergenze e un tasso di finanziamento a sconto per banche e istituzioni finanziarie.

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