Banche italiane, cigni neri all’orizzonte
Per quanto si tenda a posticipare al 2017 i temi più scottanti lasciando a questi ultimi scampoli dell’anno processi generici di aggiustamento di portafoglio, difficile non ravvisare gli imminenti cigni neri che ci aspettano all’orizzonte. Tra i molti uno ci riguarda molto da vicino, ed ha a che fare con la problematica situazione delle banche italiane quando si parla dei c.d. “debiti problematici”. Il piano frettolosamente varato da un governo ancor più frettolosamente avvicendato a quello solo formalmente sconfitto dal recente referendum prevede lo stanziamento di un piano straordinario da 20 mld di euro per le banche. Un intervento ambizioso e con parecchie incognite sul reperimento delle risorse necessarie alla sua implementazione, ma a quanto pare già insufficiente a priori a tamponare le necessità di un sistema che vede in 52 mld di euro i requisiti di ricapitalizzazione necessari a smantellare tutta una serie di debiti incagliati che pesano come un macigno sul nostro sistema.
Se non altro un atteggiamento quello italiano ben più condiscendente dei colleghi francesi, con nove banche transalpine che hanno ieri formalmente citato la BCE a causa dei penalizzanti coefficienti di capitalizzazione richiesti, e nasconde malamente la perdurante preoccupazione collegata ad un debito pubblico fuori controllo il cui destino , almeno a detta di molti commentatori che osservano con attenzione il difficile cammino della nostra economia a far data dall’adesione all’euro, sembra inevitabilmente proiettato ad un default, che per ovvi motivi, non potrà essere gestito come quello avvenuto in Grecia anni or sono (e che a tratti ancora riappare irrisolto ad ogni esborso da parte dell’Unione Europea).
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