Investire nei Paesi emergenti

A cura di Ubs Wealth Management
Dopo anni di sottoperformance rispetto ai mercati avanzati, finora le azioni emergenti hanno nettamente sovraperformato nel 2016. L’incertezza politica potrebbe alimentare la volatilità a breve termine, ma il CIO ritiene che la sovraperformance degli emergenti possa proseguire anche nel 2017.
I tassi di crescita della regione dovrebbero accelerare nel 2017. Gli indicatori anticipatori dell’attività economica, tra cui gli indici dei responsabili degli acquisti, testimoniano i quattro mesi di espansione registrati dai Paesi emergenti fino a ottobre 2016. L’accelerazione delle economie in via di sviluppo non dipende solo dalla crescita della domanda interna da parte del ceto medio. La ragione di scambio è migliorata e i Paesi produttori di materie prime dovrebbero beneficiare dei prezzi delle commodity stabili o in aumento: ad esempio, il CIO prevede che le quotazioni del greggio (Brent) salgano a USD 60 il barile nel 2017.
Dati i bassi tassi d’interesse globali, i mercati emergenti sono inondati di liquidità. I tassi d’interesse globali dovrebbero rimanere bassi anche l’anno prossimo. Il CIO si aspetta che la Fed operi due rialzi e che la BCE inizi a ridurre i volumi degli acquisti di obbligazioni, ma le politiche monetarie espansive verranno inasprite solo gradualmente. Inoltre, il premio pagato dalle società dei mercati emergenti per emettere obbligazioni di qualità investment grade si mantiene vicino ai minimi degli ultimi due anni. Il CIO si attende anche un deprezzamento del dollaro a fronte di un graduale inasprimento monetario da parte della Fed. Si tratta di un fattore importante per le società dei mercati emergenti, molte delle quali generano ricavi in valuta locale, ma effettuano il servizio del debito in dollari. Un indebolimento del biglietto verde l’anno prossimo abbasserebbe di fatto il costo del debito, favorendo la crescita dei profitti aziendali.
Gli utili per azione stanno accelerando, sospinti da fondamentali sostenibili. Gli utili delle società dei Paesi in via di sviluppo sono finalmente tornati a crescere, dopo essere crollati di un terzo dal 2012 in poi, e hanno recuperato l’8% dai minimi di febbraio. Inoltre, il rapporto tra revisioni al rialzo e al ribasso delle stime di utile degli analisti è passato da –40% a una situazione di sostanziale equilibrio. Consigliamo agli investitori di monitorare l’evoluzione della politica commerciale del nuovo governo statunitense, ma in questo momento riteniamo che i fondamentali dei mercati emergenti siano abbastanza solidi da superare l’eventuale incertezza.
Azioni eurozona esposte ai mercati emergenti. Per l’anno prossimo ci aspettiamo una sovraperformance delle azioni dell’eurozona esposte ai mercati emergenti rispetto al più ampio indice MSCI Europe. I nostri titoli preferiti presentano un’esposizione di almeno il 20% ai Paesi emergenti, offrono un potenziale di crescita degli utili superiore e potrebbero registrare una volatilità dei prezzi inferiore rispetto a un investimento diretto nelle piazze emergenti. Dopo cinque anni di deprezzamento delle valute emergenti, che ha ridotto il valore in euro degli utili generati all’estero, l’effetto cambio non rappresenta più un ostacolo di rilievo per le società dell’eurozona attive nei Paesi in via di sviluppo. Gli utili delle società dell’eurozona esposte ai mercati emergenti registrano un recupero, che dovrebbe cominciare a riflettersi nei corsi azionari.

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