Svizzera, banche e settore orologiero sperano in un 2017 migliore

Il 2016 è stato un anno piuttosto turbolento per le banche elevetiche. Il conflitto fiscale con gli Stati Uniti non è infatti stato ancora totalmente risolto, benchè il processo sia a buon punto. Tuttavia, tre istituti facenti parte della categoria “1” (ovvero quelli contro i quali il dipartimento della giustizia statunitense ha avviato un’inchiesta penale) hanno già risolto il proprio caso: Ubs, Credit Suisse e Julius Bär. Altre questioni ereditate dal passato dovrebbero poter essere sbrogliate nei prossimi tempi. A cominciare dalla Bsi, che messa in ginocchio dallo scandalo dei fondi 1MDB, scomparirà dal mercato. Gli istituti finanziari svizzeri hanno inoltre dovuto anche fare i conti, in un contesto di tassi d’interesse bassi, con quelli negativi della adottati Banca Nazionale Svizzera (Bns).

In questo contesto a soffrire è anche l’orologeria svizzera, che spera di poter stabilizzare la propria situazione nel 2017 dopo 17 mesi consecutivi di calo dell’export. Gli operatori confidano però che l’introduzione, a partire dal prossimo mese di gennaio, della nuova regolamentazione sullo “swiss made” porterà vantaggi grazie a una maggiore credibilità e affidabilità dei marchi. Solo nel 2016 si calcola siano infatti stati venduti un milione di orologi contraffatti.

Intanto però il 2016 dell’orologeria si chiude ancora nelle cifre rosse, con le vendite all’estero che fanno segnare un ribasso del 10%, pari a 19,5 miliardi di franchi, secondo quanto riportato dalla Rsi che cita Jean-Daniel Pasche, presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH). Valori ben distanti dal record di 22,2 miliardi del 2014 e dei 21,5 fatti registrare nel 2015.

Segnali positivi stanno tuttavia già emergendo in Cina e in Corea del Sud, mentre il Regno Unito, forte anche della svalutazione della sterlina, resta il migliore mercato europeo; una boccata d’ossigeno dovrebbe giungere anche dal dollaro forte.

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