Cfa Italy Sentiment Index, stabile il dato mensile

Il sondaggio mensile, svolto da CFA Society Italy, giunge questo mese al secondo anno di storia. E rivela che inizio 2017, i professionisti degli investimenti italiani risultano positivi sulle prospettive dell’economica domestica, con un’ottica a sei mesi. Nel dettaglio, il “Sentiment Index” registra un valore pari a 5, un dato sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente.  Tra le principali asset class, i tassi di interesse sono previsti in ulteriore ascesa mentre si confermano le attese positive, in particolare sui mercati azionari di Italia ed Europa.

Il “CFA Italy Radiocor Financial Business Survey” ha misurato il parere di 63 professionisti con certificazione CFA® e membri dell’Associazione, un campione rappresentativo del punto di vista degli investitori professionali italiani (i circa 400 soci di CFA Italy svolgono principalmente i ruoli di gestore di portafoglio, analista finanziario, trader, broker, consulente e top manager di società del settore finanziario). Il sondaggio è stato svolto tra il 19 e il 30 dicembre 2016.

“Entriamo nel nuovo anno con una situazione generale decisamente differente rispetto a quella con la quale ci confrontavamo ad inizio 2016 – fa notare Denis Manzi, CFA, Portfolio Manager di Banca di San Marino e direttore di Fagus Multimanager SICAV – Se un anno fa tutti gli occhi erano rivolti alla politica monetaria, quest’anno le attenzioni si sono spostate su quella fiscale, specialmente dopo che gli Americani hanno eletto Donald Trump come Presidente”.

A livello macroeconomico – sostiene poi Manzi – ci attendiamo un contesto di stabilizzazione sia della crescita su livelli leggermente superiori agli attuali sia dei livelli inflativi, che non crediamo comunque saliranno troppo, se non per gli effetti di base. I dubbi sulla politica economica che implementerà l’America, uniti alle incertezze politiche Europee dove, oltre all’inizio dei negoziati tra Unione Europea e Regno Unito sul processo di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, si terranno elezioni politiche nazionali in Olanda, Francia, Germania e forse Italia, ci fanno credere che i mercati finanziari rimarranno alquanto volatili e la dispersione dei rendimenti potenziali sarà elevata”.

L’America – afferma inoltre Manzi – continuerà nel tentativo di normalizzazione della politica monetaria ma in maniera estremamente cauta, in quanto rialzi troppo repentini dei tassi in un’economia ancora fortemente indebitata, rischierebbero di provocare instabilità finanziaria e farebbero deragliare la ripresa economica, con conseguente diminuzione delle aspettative inflazionistiche, problemi sui settori corporate più indebitati e, a catena, sulle banche e sulle persone fisiche. Sarà fondamentale trovare un bilanciamento virtuoso tra politica fiscale e monetaria“.

In Europa, sarà mantenuta invece una politica monetaria estremamente espansiva, anche se nuove importanti misure espansionistiche saranno messe in campo solamente in caso eventi politici indesiderati (come ad esempio la vittoria di Marine Le Pen alle elezioni Presidenziali Francesi) mettano pressione al ribasso sull’inflazione e creino instabilità finanziaria. Per quanto riguarda la politica fiscale, non diverrà improvvisamente espansiva, ma il focus sull’austerità verrà gradualmente meno“.

“I mercati emergenti saranno invece influenzati dagli ormai classici fattori: tassi di interesse Americani, politica estera Americana, andamento del prezzo delle materie prime e crescita Cinese. Se, come ci attendiamo, la FED non alzerà troppo il costo del denaro, Donald Trump si rivelerà meno duro circa le politiche protezionistiche e la Cina manterrà un ritmo stabile di crescita, allora l’anno non sarà così negativo per i paesi in via di sviluppo, anche se l’eterogeneità aumenterà e sarà sempre più fondamentale mantenere una spiccata selettività”.

“Per quanto riguarda l’andamento dei mercati finanziari, le valutazioni dei mercati azionari dei paesi sviluppati non ci appaiono particolarmente attraenti allo stato attuale, facendoci pertanto ritenere che rialzi dei listini dovranno essere guidati da un miglioramento degli utili aziendali. A livello geografico prediligiamo l’Europa ed il Giappone rispetto all’America. Diverso il discorso per quanto riguarda i listini dei paesi emergenti, dove abbiamo valutazioni leggermente a sconto rispetto ai fondamentali. Tuttavia, le tante incertezze che aleggiano sulle economie emergenti, unite alla forte eterogeneità degli stessi, ci impone cautela”.

“Il mercato del reddito fisso registrerà generalmente volatilità elevate anche nel 2017. Partendo dai livelli attuali, riteniamo che le potenzialità di upside siano limitate e pertanto i ritorni saranno modesti. Non siamo particolarmente positivi sul mercato corporate investment grade, visti gli spreads ridotti e gli indicatori di salute aziendale in peggioramento, mentre manteniamo una view più positiva sul mondo High Yield e su quello emergente, dove comunque l’eterogeneità la farà da padrone. Da prediligere in ogni caso scadenze non troppo lunghe. Consigliamo di mantenere sempre in portafoglio una parte di obbligazioni sovrane “risk-free”, in quanto decorrelate dagli attivi più rischiosi e che contribuiranno quindi positivamente alla performance complessiva nelle fasi negative di mercato. In un ottica di medio-lungo periodo continuiamo a vedere valore nel segmento delle obbligazioni inflation-linked sia Americane che Europee, visto che i livelli di inflazione implicita nei prezzi, seppure aumentati negli ultimi mesi, rimangono ancora depressi e rendono quindi interessante tale asset class”.

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