Italia, le incertezze del post referendum

A cura di Hsbc
Il PIL italiano ha sorpreso le aspettative nel terzo trimestre del 2016, in crescita dello 0,3% trimestre su trimestre, superando sia la Francia (0,2%) che la Germania (0,2%) per la prima volta dal Q2 del 2005. A contribuire a questi dati positivi è stata la forte performance della produzione industriale, che ha contribuito con 0.2pp alla crescita del trimestre. La produzione industriale occupa circa il 20% dell’economia italiana, e nel Q3 è aumentata del 1,1% trimestre su trimestre, soprattutto grazie a forti risultati registrati a luglio e agosto.
Ne consegue una forte crescita degli investimenti (+ 0,8% trimestre su trimestre) nel settore dei macchinari e delle attrezzature e in quello dei trasporti. Il consumo interno tuttavia rimane debole, crescendo del solo 0,1% nel terzo trimestre, il ritmo più lento registrato dal Q3 del 2014.
Ciò suggerisce che l’impatto dei prezzi bassi del petrolio sull’inflazione e il recente calo della fiducia dei consumatori potrebbe aver influito sulla spesa dei consumatori. L’occupazione è rallentata anche nel Q3 2016, forse anche a causa della graduale eliminazione degli incentivi fiscali per le imprese per assumere lavoratori a tempo indeterminato, che potrebbe anche aver ulteriormente contribuito al rallentamento dei consumi.
La buona notizia è che la produttività del lavoro è migliorata (su base annua per la prima volta dalla fine del 2011). L’inflazione, ancora solo marginalmente positiva (+ 0,1% a novembre), è indietro rispetto al resto dell’Eurozona a causa dell’aumento degli stipendi derivanti dalle riforme del mercato del lavoro.
Nel quarto trimestre dovremmo assistere a un’inversione dell’andamento negativo delle esportazioni nette del terzo trimestre (quando le esportazioni erano cresciute solo dello 0,1%, anche se questo accadeva dopo l’ottima performance nel secondo trimestre, pari al 2,3%). Le PMI a livello globale si sono riprese nel recente periodo, il che ha contribuito anche a una crescita vertiginosa di quelle italiane (il composite index è salito a 53.4 nel mese di novembre, il livello più alto da febbraio).
Tuttavia, altri indicatori, dalla fiducia dei consumatori a quella delle imprese, suggeriscono che la dinamica di crescita rimane debole. Quindi, escluso il commercio, il quarto trimestre potrebbe vedere un rallentamento rispetto alla forte crescita del trimestre precedente (le scorte hanno aggiunto 0,1 punti percentuali alla crescita nel 3° trimestre), e stimiamo un calo a 0,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Questo dovrebbe portare a una crescita dello 0.9% nel 2016.
Un’incertezza fondamentale deriva, naturalmente, dal risultato del referendum sulla riforma costituzionale per limitare il ruolo della Camera, che è stato fortemente respinto il 4 dicembre dagli elettori, con conseguenti dimissioni del primo ministro Matteo Renzi.
Nel breve termine, tuttavia, non vediamo alcuna ragione per modificare le nostre previsioni di crescita dell’Italia per il 2017 (0,6%). La fiducia dei consumatori era già diminuita prima del referendum, e non crediamo possa diminuire ulteriormente, dato che il referendum non ha scatenato una grave crisi politica in Italia.

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