Il divorzio britannico

A cura di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas
« Pensate per un momento a questa prospettiva. Un mercato unico senza barriere, visibili o invisibili, che da un accesso diretto e libero al potere d’acquisto di oltre 300 milioni di persone tra le più ricche e agiate del mondo
Queste sono le parole pronunciate alla Lancaster House nel 1988 dall’allora Primo Ministro Margaret Thatcher, per descrivere il futuro Mercato Unico europeo. E’ ironico che 29 anni dopo, la scorsa settimana, nello stesso luogo, l’attuale Primo Ministro Theresa May abbia dichiarato a proposito della Brexit: «Quello che propongo non può significare la permanenza nel Mercato Unico». Di fronte ad un’economia britannica più resistente rispetto alle stime (il nostro economista che segue il Regno Unito, David Tinsley, stima che la crescita britannica sarà maggiore delle aspettative quest’anno), il Primo Ministro May sta accelerando l’agenda relativa alla Brexit.
Il mercato unico ha deluso le aspettative oppure sono semplicemente cambiati i tempi? Va, certamente, considerato che il Mercato Unico venne creato sulla promessa di una crescita forte grazie all’integrazione dei differenti mercati di prodotti all’interno dell’Unione Europea. I risultati sono stati deludenti per alcuni paesi, in particolare dall’inizio degli anni 2000. Per la Gran Bretagna la liberalizzazione degli scambi nell’ambito dei servizi è stata troppo lenta, mentre i paesi che hanno fondato l’unione monetaria sono stati travolti dalla crisi del debito pubblico dell’Eurozona.
Bisogna però dire che anche i tempi e la politica sono cambiati, e il discorso della scorsa settimana sulla Brexit è un’ulteriore conferma del fatto che abbiamo toccato i limiti della globalizzazione. Per il Regno Unito, ma anche per altri paesi, il flusso migratorio e i cambiamenti sociali determinati dalla globalizzazione si sono dimostrati troppo grandi.
In questo senso, la frase «riprendere il controllo» è una metafora per rappresentare il bisogno delle persone di sentirsi più forti di fronte alle forze economiche da cui si sentono minacciate. Paradossalmente, la risoluzione della crisi migratoria, che è stata una delle principali cause che hanno portato i cittadini britannici a votare a favore della Brexit, richiede una maggiore coordinazione europea per tenere tutto sotto controllo.
Nonostante le numerose dichiarazione del Primo Ministro inglese sulla volontà di creare un Regno Unito globale, la volontà dei cittadini di ridurre l’immigrazione è stato uno dei motivi più importanti dietro l’esito del referendum sulla Brexit. E attualmente temi simili stanno emergendo anche in altre economie avanzate. La posizione del Presidente Trump sull’immigrazione messicana e l’impatto del NAFTA e del commercio con la Cina ne sono degli esempi. In Europa l’avanzata dei partiti populisti in molti paesi è sotto gli occhi di tutti.
Lo sviluppo di questo mondo post-globalizzazione comporta numerose conseguenze per gli investitori. Nel breve termine, i rischi di divergenze tra gli Stati Uniti e altri paesi sono aumentati, e gli investitori non stanno dando la giusta attenzione alle conseguenze che potrebbero avere sull’economia globale. Nel lungo termine il processo di de-globalizzazione potrebbe rendere tutti più poveri a causa dell’aumento dei costi di transazione del commercio. In più, c’è il rischio che il picco del populismo non sia ancora stato raggiunto e si rischia di andare in contro ad un’ulteriore frammentazione dell’Eurozona sebbene l’Europa compia dei progressi ogni 5 anni quando le principali elezioni sono passate. Un trend simile si è osservato nel 2012: dopo la tornata elettorale, nel 2013 venne negoziata l’unione bancaria. Dato che quest’anno i francesi, i tedeschi e forse anche gli italiani saranno chiamati al voto, il 2018 potrebbe essere l’anno in cui si registrerà un’accelerazione nell’agenda della Brexit ed essere decisivo per l’Unione Europea.
Sebbene alcune delle tematiche citate rappresentino dei rischi estremi cioè poco probabili e il contesto macroeconomico di quest’anno sembri promettente, crediamo sia necessario restare prudenti. Il mondo nel 2017 è molto più caotico di quanto non lo sia stato negli ultimi 50 anni.

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