Franco (Ubi Pramerica): “Il contesto reflazionistico è destinato a consolidarsi”

Dalla scorsa estate i dati macroeconomici a livello mondiale hanno iniziato a segnalare l’avvio di una nuova fase ciclica di reflazione, ovvero a un incremento della crescita del Pil nominale, dovuto sia a un miglioramento della crescita, che a una ripartenza dell’inflazione. Al momento assistiamo a un’accelerazione ancora contenuta dell’economia reale globale e a una ripresa dell’inflazione, grazie al recupero dei prezzi delle materie prime, del petrolio in particolare”. Ad affermarlo è Emilio Franco,  vice direttore generale e responsabile degli investimenti di Ubi Pramerica Sgr, che spiega: “Uno scenario di reflazione assume un’importanza notevole, data la positiva correlazione esistente del Pil nominale con gli utili delle imprese, con gli investimenti, con l’occupazione e, potenzialmente nel lungo termine, con l’aumento della produttività. La riaccelerazione della crescita è una dinamica che si pone in discontinuità con la mediocrità che ha caratterizzato il corrente ciclo”.

“La virata, almeno temporanea, del contesto verso la reflazione – prosegue Franco – ha attivato sui mercati da luglio delle rotazioni cross-asset, regionali, settoriali, di stile sempre più cicliche e rischiose, in linea con i comportamenti storici in equivalenti fasi del business cycle. Gli investitori si sono mediamente trovati non posizionati per un contesto così impostato, come confermato dalle principali survey. Ma non hanno da subito assecondato le rotazioni che iniziavano a diventare evidenti, mantenendo portafogli tarati per fronteggiare il rischio di deflazione”.

L’outlook. “Per i prossimi due trimestri – fa notare poi Franco – almeno il contesto reflazionistico è destinato a consolidarsi. Gli annunci attesi di politica fiscale espansiva da parte dell’amministrazione americana aumenteranno la probabilità che il ciclo in atto si prolunghi, in coerenza con la pubblicazione di dati macro che confermano un ingresso dell’economia mondiale nel 2017 in accelerazione sia sul fronte della crescita reale che dell’inflazione”.

“Le strategie vincenti sono i trade reflazionistici. Le asset class che privilegiamo e che evidenziano storicamente le migliori performance in tale scenario sono le commodity, i mercati azionari, specialmente quelli più ciclici e a maggiore leva operativa, oggi supportati da valutazioni relative attraenti (Euro Zona, Giappone ed Emerging Markets), le obbligazioni High Yield. Le obbligazioni governative tendono a sottoperformare, a maggior ragione quando i rendimenti sono compressi come quelli attuali, il che rende opportuna una bassa duration”.

Ma in un contesto caratterizzato dall’economia americana che si avvicina presumibilmente a una condizione di piena occupazione, dai rialzi dei tassi da parte della Fed e da una politica fiscale che a quanto pare dovrebbe diventare più stimolante, cosa deve fare un investitore obbligazionario? “A nostro avviso – afferma Gregory Peters, gestore delegato delle strategie obbligazionarie globali (non-Euro) di Ubi Pramericain questo momento le opportunità superano i potenziali rischi e le obbligazioni sembrano posizionate per ottenere solide performance. Mentre l’economia USA potrebbe essere ragionevolmente solida, deve tuttavia essere inserita in un mosaico globale più ampio, che è forse meglio caratterizzato in questo momento da un notevole eccesso di capacità ma non da abbastanza crescita. Di conseguenza, in qualità di esperti del reddito fisso, vediamo limitate potenzialità per un significativo rialzo dei rendimenti statunitensi senza creare uno shock di mercato sistemico simile a quello avvenuto alla fine del 2015″.

“La traiettoria dei mercati – continua Peters – dipenderà probabilmente dalle politiche che devono ancora essere formulate e messe in atto e al momento intravediamo un ampio spettro di scenari possibili. Anche in questo caso, secondo noi l’attuale livello dei rendimenti dei Treasury sembra offrire un buon livello di remunerazione del rischio. In aggiunta, mentre gli spread sul credito si trovano appena su livelli medi, riteniamo che ci si trovi a un punto del ciclo dove gli spread nei settori Investment Grade, High Yield e prodotti strutturati (ABS, CMBS, Non-agency RMBS) dovrebbero verosimilmente restringersi ancora e guidare una solida performance. Il 2017 ci porterà probabilmente ulteriori sorprese, tuttavia rendimenti e spread offrono valore ai loro livelli attuali, suggerendo che il mercato Toro per il reddito fisso – ad eccezione di qualche picco di volatilità – continuerà, con i settori a più alto rendimento che dovrebbero riportare le migliori performance“.

“Il 2016 per il mercato italiano del risparmio gestito è stato un anno molto positivo, che si chiude con più di 54 miliardi di raccolta netta. Non sono stati raggiunti i risultati del 2015 – che ricorderemo sempre come un anno straordinario – ma l’industria conferma ancora di essere in grado di rispondere alle esigenze degli investitori“. Parola di Andrea Ghidoni, ad e direttore generale di Ubi Pramerica Sgr, che aggiunge: “Il mercato è cresciuto peraltro in maniera sana: in aumento sia le gestioni collettive sia quelle di portafoglio, con le prime che hanno pesato un po’ di più. A farla da padrone sono stati sicuramente i prodotti obbligazionari, che hanno raggiunto una raccolta netta di più di 18 miliardi di euro”.

Per quanto riguarda Ubi Pramerica Sgr – prosegue Ghidoni – il 2016 è stato un anno di grande soddisfazione, che si è chiuso con una raccolta netta di oltre 4,7 miliardi di euro e un tasso di crescita delle masse da inizio anno del 13%. Grazie a questo risultato oggi UBI Pramerica SGR, la più longeva partnership industriale tra una grande banca italiana (UBI Banca) e un player internazionale del risparmio gestito (Pramerica Financial), gestisce masse per oltre 48.1 miliardi di euro”.

“Nel contesto di spiccata volatilità che ha caratterizzato tutto l’anno, la connotazione internazionale del nostro processo di investimento ci ha consentito di poter contare sulle professionalità di gestori distribuiti in tutto il mondo e quindi di mantenere una visione global anche nei momenti in cui tutta l’attenzione dei mercati economici e finanziari sembrava catalizzata e influenzata dagli avvenimenti local. Ulteriori driver di questi risultati sono stati, inoltre, la nostra forte connessione con il territorio, la rapidità nel realizzare soluzioni di investimento innovative e l’efficacia dei canali distributivi”.

“Guardando al 2017 – conclude Ghidoni – vediamo un altro anno molto sfidante, in un panorama sempre più competitivo. Punteremo proprio sulle nostre caratteristiche più peculiari per affrontare in modo costruttivo questi nuovi scenari. Continueremo a leggere i bisogni degli investitori e a tramutarli in tempi rapidi in soluzioni di investimento adeguate, cogliendo tutte le migliori opportunità che si apriranno sui mercati”.

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