Reddito fisso, la lezione del 2016

A cura di Morningstar

Fuori dal debito governativo e dentro quello societario ed emergente. Si può riassumere così il comportamento degli investitori europei in fondi obbligazionari nel 2016. Sarebbe però frettoloso spiegare il trend con un aumento della propensione al rischio, che li ha portati verso strumenti tipicamente più volatili. I dati, infatti, mostrano anche flussi di capitali consistenti verso strumenti a breve e brevissima scadenza.

Quei governativi con tassi negativi
Il 2016 non ha dato pace agli investitori obbligazionari. Le curve dei rendimenti dei titoli governativi dei paesi sviluppati si sono mosse in modo quasi impercettibile, in un contesto dove non sono mancati i colpi di scena in politica, da Brexit alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, e le decisioni non sempre scontate delle principali banche centrali.

Nella prima parte del 2016, i rendimenti dei titoli investment grade sono scesi, portando il totale delle obbligazioni con yield negativi a circa 13 mila miliardi di dollari a inizio agosto, con conseguente aumento dei prezzi. “Nonostante la risalita a partire dal terzo trimestre e soprattutto dopo le elezioni americane, ancora un numero elevato di paesi europei ha emissioni con rendimenti negativi, soprattutto nelle scadenze più brevi”, dice Sarah Bush, analista di Morningstar sul reddito fisso.

Mix emergente
Le presidenziali hanno rappresentato un punto di svolta anche per gli emergenti, che hanno sofferto perdite dopo un anno in forte ascesa, caratterizzato dalla maggior stabilità dei prezzi delle materie prime. Sono andati bene in particolare i fondi in valuta forte, mentre quelli in divisa locale hanno dato risultati misti: real brasiliano, rublo russo e rand sudafricano sono stati tra i migliori; il peso messicano tra i peggiori.

Le medaglie d’oro
Tra i fondi obbligazionari disponibili in Italia ed appartenenti alle categorie in euro e dollari, solo tre hanno il massimo Analyst rating Morningstar (Gold). Si tratta di BGF Euro Bond, Natixis IF Loomis Sayles Multisector Income fund e TCW MetWest Total return bond. Il primo, tra i più grandi in Europa in termini di masse gestite, è guidato da Michael Krautzberger, che è stato fund manager dell’anno nel 2016. Il secondo è medaglia d’oro dal 2014 e può contare sulle competenze dell’esperto team di Dan Fuss, considerato una leggenda del mercato obbligazionario, seppure è adatto a investitori disponibili ad accettare il rischio di un’esposizione significativa ai titoli high yield, al debito non in dollari e, talvolta, alle azioni.

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Infine, il fondo di TCW, che è quotato in Borsa italiana, è il cugino “giovane” dell’americano Metropolitan West Total return. Nel 2016, è diventato il più grande comparto al mondo, superando Pimco, con masse in gestione a livello globale per oltre 79 miliardi di dollari. “Siamo stati in grado di impiegare gli afflussi mantenendo la duration generale, la curva dei rendimenti, e il posizionamento settoriale della strategia”, spiega Tad Rivelle, responsabile degli investimenti nel reddito fisso di TCW. Oltre alle scelte relative ai titoli da inserire in portafoglio, hanno contribuito alla gestione di masse crescenti gli investimenti nella struttura e nel capitale umano (team di fund manager, servizi alla clientela, compliance, ecc.) e un approccio collegiale alla costruzione del portafoglio.

Rivelle è convinto che l’aumento del patrimonio non rappresenti un pericolo. “Innanzitutto il fondo MetWest Total Return Bond conta per una frazione molto piccola dei 23 mila miliardi di dollari (al 31 dicembre 2016) dell’indice Barclay Universal, uno dei più ampi del mercato obbligazionario”, dice. “In secondo luogo, TCW è attualmente posizionata in maniera difensiva su tassi e rischio e, per questo, il team è focalizzato sul limitare l’esposizione a settori del mercato meno liquidi. Infine, la società è costantemente alla ricerca di approcci innovativi alla generazione di alpha nei portafogli”.

Fine del ciclo del credito
Il team guidato da Rivelle, tuttavia, non abbassa la guardia. “Il 2017 si preannuncia come un anno denso di eventi, con un nuovo presidente e governo negli Stati Uniti, diversi appuntamenti elettorali in Europa e il 19esimo Congresso del Partito Comunista in Cina, solo per citare alcuni dei principali eventi in calendario”, conclude. “In questo contesto, individuare i driver chiave di performance appare come uno sforzo inutile. Detto questo, riteniamo di essere nelle fasi finali di un ciclo del credito molto lungo. Sebbene potrebbe protrarsi ancora di un altro anno o due, non riteniamo che strategie che vanno lunghe sul rischio siano raccomandabili”.

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