Usa e UE, compagni d’incertezza

A cura di Valentijn van Nieuwenhuijzen, Chief Strategist di NN Investment Partners

I dubbi circa l’insieme delle politiche dell’amministrazione Trump stanno aumentando. Inoltre, le speranze di maggiori stimoli fiscali e di un protezionismo contenuto che fin dalle elezioni hanno incoraggiato i mercati potrebbero non tradursi in come realmente andranno le cose. Sulla base delle prime due settimane della nuova amministrazione, la cautela sembra giustificata. Due settimane con una nuova presidenza statunitense e molti si stanno chiedendo come affrontare il drammatico spostamento della posizione del Paese verso il resto del mondo. Il messaggio dalla Casa Bianca sembra chiaro: Donald Trump è determinato a vincere in ogni momento e a qualunque costo e nella sua visione del mondo ciò significa che l’altra parte deve perdere. Situazioni win-win, che costituiscono l’essenza del libero scambio, sembrano incomprensibili per lui. L’era dell’azione politica statunitense guidata da un “interesse personale illuminato” (che coincide cioè con un interesse comune) è chiaramente giunta al termine e ciò implica un serio rischio in termini di aumento delle tensioni geopolitiche e di scambio.

Valutare tali rischi è difficile a questo punto. Ci vorrà molto tempo prima che vengano chiarite le divergenze fondamentali tra il presidente Trump e i repubblicani nel Congresso su questioni come la Russia, la revoca dell’Obamacare, il libero scambio e la riforma fiscale. In un’ottica politica, tutti questi punti sono collegati tra loro. Se Trump agisse unilateralmente sul commercio, potrebbe mettersi contro i Repubblicani del Congresso rendendoli così meno disposti a collaborare su altre questioni.

In un’ottica di mercato, invece, ciò significa che nei prossimi mesi gli investitori dovranno avere a che fare con un’incertezza notevole circa l’insieme delle misure politiche di Trump.

L’economia statunitense potrebbe essere più sviluppata all’interno del ciclo e più robusta che in altri mercati sviluppati. Tuttavia, dai tassi di cambio, dalla politica monetaria e dalle misure politiche sfavorevoli di Trump potrebbero arrivare dei venti contrari. Sembra che gli investitori stiano ignorando tali fattori. Inoltre, in periodi in cui il trading sulla reflazione è dominante e in cui l’avversione al rischio sta calando, il mercato statunitense relativamente difensivo sta sotto-performando rispetto al resto del mondo. Motivo per cui abbiamo una posizione di underweight sugli Stati Uniti.

Il contrario potrebbe essere vero per l’Eurozona dove i rischi politici sono già nei radar di tutti, ma dove gli utili potrebbero ricevere una spinta extra da un tasso di cambio più debole. In Olanda e in Francia ci saranno le elezioni nei prossimi tre mesi e i candidati populisti probabilmente otterranno ottimi risultati in entrambi i casi. Mentre il nostro scenario base è che le strutture politiche dei due Paesi daranno la possibilità ai partiti meno populisti e più tradizionali di avere la meglio, le elezioni USA e il referendum sulla Brexit ci hanno insegnato che non dobbiamo ignorare i rischi estremi. Tuttavia, se i rischi politici dell’Eurozona dovessero rivelarsi esagerati, una volta che l’evento sarà superato e che lo scenario peggiore sarà stato scongiurato, potrebbero crearsi opportunità d’investimento attraenti. Nonostante l’incertezza sulla futura politica americana ed il sentiment di mercato prudente su asset rischiosi, manteniamo la nostra posizione risk-on sulla base di fondamentali solidi ed utili in crescita.

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