Mutui, tra fisso e variabile, l’alternativa è il tasso misto

Negli ultimi tempi abbiamo più volte posto l’accento su come la bonaccia dei tassi di interesse ai minimi storici stia per terminare; questo implica, nel quotidiano, che chi dovesse ritrovarsi a stipulare un mutuo casa oggi avrebbe davanti a sé un dilemma complicato: scegliere il tasso fisso, per bloccare fino alla scadenza del finanziamento il vantaggio dei livelli attuali, o puntare sul variabile, in caso di ulteriori variazioni vantaggiose? La risposta arriva da una nuova indagine compiuta da Facile.it e e Mutui.it

“Prima di prendere una decisione – commenta Ivano Cresto, responsabile della Business Unit Mutui di Facile.it e Mutui.it – è opportuno considerare alcuni fattori; in primis il tasso fisso, che viene calcolato come la somma dello spread e dell’IRS relativo al periodo, sta crescendo anche se è ancora relativamente basso; l’IRS calcolato a 20 anni è aumentato di 70 punti base se confrontato con i minimi raggiunti a luglio, ed è passato da un valore di 0.73 a 1.40 e questo, se lo traduciamo in cifre, vuol dire un aumento di circa 40 euro nella rata mensile di un mutuo indicizzato a tasso fisso e di un importo pari a 100 mila euro da rimborsare in 20 anni. L’IRS, viste queste premesse, potrebbe continuare ad aumentare a causa del generale incremento dei rendimenti che, visti questa volta a livello mondo, sono fortemente connessi tanto alla ripresa economica quanto alle politiche applicate dai governi dei diversi stati; europei ed extra europei. Un ulteiore fattore da prendere in considerazione è lo spread ovvero il guadagno che le banche applicano sui mutui che offrono ai loro clienti; questo paramentro è determinato non solo dal pricing più o meno aggressivo degli istituti, ma anche da una cosiddetta “componente di rischio del Paese”.

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