Obbligazioni e tassi: il sentiment di Amundi

a cura di Amundi

Banco del Messico ha alzato i tassi di 50 pb portandoli al 6,25%. La sfida che la Banxico dovrà affrontare nei prossimi mesi sarà quella di ancorare le aspettative di inflazione attraverso la politica monetaria, ma senza ostacolare la crescita del PIL.
La Banxico dovrebbe riuscire ad ancorare le aspettative d’inflazione senza essere costretta ad alzare i tassi in funzione degli interventi della Fed, ovvero 50 pb nel 2017 in base al nostro scenario di fondo. Tuttavia, se i negoziati sugli accordi Nafta dovessero fallire e Trump mantenesse una posizione intransigente riguardo alla costruzione del muro, il peso potrebbe essere soggetto a nuove pressioni ribassiste. Se ciò dovesse avere come conseguenza un aumento delle aspettative d’inflazione, la Banxico potrebbe essere costretta ad alzare ulteriormente i tassi.
Sintesi sui Mercati Finanziari:
Obbligazioni governative
Nelle ultime settimane gli investitori obbligazionari si sono dimostrati più tiepidi nei confronti dello scenario di una crescita più rapida dell’economia e di un’inflazione più alta. L’ultimo rapporto sull’occupazione dimostra che gli aumenti salariali si stanno livellando.
La pressione sugli spread sovrani rimarrà forte nella zona Euro fino alle elezioni francesi. La presentazione del programma di Marine Le Pel non ha di certo contribuito a rassicurare gli investitori stranieri. La presidente del Front National propone tra l’altro di tenere un referendum sull’uscita della Francia dall’Unione europea.
Tassi di cambio
Questa settimana, il dollaro ha beneficiato dell’aumento del rischio politico in Europa (voci crescenti di una Frexit), nonché dai segnali provenienti dalla Fed e dalla BCE che confermano il divario tra le politiche monetarie attuate in queste due regioni. In particolare, nel discorso tenuto lo scorso lunedì, il governatore della BCE, Mario Draghi ha sottolineato che “nell’UE le misure di politica monetaria sono ancora necessarie”, mentre il presidente della Fed di Philadelphia, Patrick Harker, vedrebbe di buon occhio un rialzo dei tassi d’interesse negli USA a partire da marzo. Anche altri fattori come gli stimoli fiscali e i recenti discorsi sulla “tassa di confine” negli USA potrebbero essere positivi per il dollaro, che dovrebbe rimanere vicino ai massimi ancora per un po’.
Obbligazioni corporate
Abbiamo modificato il nostro parere sul mercato in dollari da positivo a neutro rispetto al mercato in euro. I mercati del credito USA hanno accolto favorevolmente il rally del prezzo del greggio e, più di recente, l’elezione di Donald Trump. Il divario tra i due mercati si è ristretto parecchio negli ultimi mesi.
Sul mercato in euro, privilegiamo i segmenti breve e medio della curva perché (1) ci aspettiamo un rialzo dei tassi lunghi (con il bund allo 0,7% entro la fine del 2017) e 2) i rendimenti dei BTP sono molto interessanti sul segmento lungo della curva rispetto a quelli delle obbligazioni societarie.
Sul mercato in dollari, privilegiamo il segmento lungo della curva perché (1) non ci aspettiamo un forte rialzo dei tassi lunghi USA. La Fed ha confermato che adotterà un approccio graduale alla normalizzazione dei tassi e (2) le obbligazioni a lungo termine offrono un interessante spread aggiuntivo.
Azioni
Questa settimana, gli investitori hanno seguito con particolare interesse soprattutto i risultati sugli utili nel Q4. La stagione delle trimestrali è in piena attività negli USA e in Giappone, dove rispettivamente il 56% e il 62% delle società hanno pubblicato i loro dati, mentre lo è di meno in Europa, con solo il 27% delle aziende (17% nella zona Euro). Pur tenendo conto di questa differenza, la stagione delle trimestrali è stata piuttosto soddisfacente, con il 75% di sorprese positive negli USA (S&P 500), il 70% in Giappone (Topix) e il 52% in Europa (Stoxx 600). La crescita degli utili per azione nel Q4 è stata in media del 6,6% negli USA, del 7,3% in Europa, del 14,0% nella zona Euro e del 15,0% in Giappone. Se da un lato la crescita degli utili è di buon auspicio, dall’altro gli investitori sono stati frenati dall’incertezza politica. Pertanto, nonostante questi solidi risultati, la zona Euro, e in particolare la Francia e l’Italia, da inizio anno a oggi hanno sottoperformato rispetto all’MSCI World rispettivamente dell’1,7%, del 2,5% e del 5,6%.

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