Trump fa oscillare l’oro

A cura di Ole Hansen, Head of Commodity Strategy di Saxo Bank
Il settore delle materie prime si apprestava a chiudere la migliore settimana dallo scorso luglio. Il rendimento dall’inizio dell’anno, pari all’1,6%, è stato trainato in positivo dall’andamento dei metalli, sia industriali che preziosi, e in negativo dalle perdite del settore energetico. I sei principali futures dell’energia, dal petrolio al gas naturale, hanno registrato le peggiori performance.
Il Presidente Donald Trump continua a influenzare i mercati con le sue dichiarazioni e la scorsa settimana non è stata un’eccezione. La sua promessa relativa ad un “annuncio fenomenale sulle tasse” ha supportato la crescita di dollaro, azioni e rendimenti obbligazionari. In particolare, l’oro ha toccato il punto più alto degli ultimi tre mesi per l’incertezza politica diffusa tra Europa e Stati Uniti. Le preoccupazioni relative alla Grecia sono riemerse, mentre le elezioni che si terranno in Germania, Francia e Olanda potrebbero alterare il panorama politico. L’“annuncio fenomenale sulle tasse”, come il Presidente l’ha definito, ha contribuito alla crescita di dollaro, azioni e rendimenti obbligazionari, e di far cessare il vento positivo che soffiava sull’oro all’inizio della settimana e che l’aveva portato a maturare un +8% dall’inizio dell’anno.
Il greggio è rimasto stabile ma ha ricevuto una spinta lo scorso venerdì scorso in seguito alla pubblicazione del report mensile sul petrolio da parte della International Energy Agency (IEA), che ha confermato l’implementazione del 90% dei tagli previsti nel corso di gennaio.
Il Brent si è mosso tra i $54/barrel e i $58/barrel dallo scorso dicembre, con un prezzo medio di $55.50/barrel. Non ci aspettiamo movimenti sostanziali nel breve termine.

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