Foster (VanEck): “Il prezzo dell’oro beneficia del cedimento della fiducia”

A cura di Joseph Foster, Gold Stategist e Portfolio Manager di VanEck
Una nuova ossessione si affaccia sui mercati Dalla crisi finanziaria del 2008-2009, i mercati sono ormai ossessionati da ogni singola mossa e dichiarazione o omissione della banca centrale statunitense, Federal Reserve (Fed). A gennaio la Fed è apparsa relativamente tranquilla e non ha dato segnali di volere aumentare i tassi a inizio anno. A causa del silenzio della banca centrale statunitense, i mercati sono stati costretti a trovare un secondo tema su cui concentrarsi ossessivamente: l’amministrazione Trump. A quanto pare, per almeno i prossimi quattro anni si dovrà continuare a fare i conti con quest’ossessione per le azioni e dichiarazioni del presidente Trump nonché – aspetto forse addirittura più importante – per i suoi messaggi su Twitter. La buona notizia per l’oro è che, dopo l’euforia irrazionale instauratasi all’indomani delle elezioni presidenziali americane di novembre, i mercati stanno ora iniziando a riflettere la realtà.
Inizio incoraggiante per l’oro di pari passo con il delinearsi dei rischi I rischi associati alla presidenza Trump, che stiamo evidenziando sin dall’elezione, stanno acquistando contorni sempre più chiari. Il presidente Trump ha (ancora una volta) rotto con la tradizione lasciando intendere che un dollaro forte non gioca necessariamente a favore degli interessi degli Stati Uniti. Anche Steven Mnuchin, il suo principale consigliere economico nonché prossimo segretario di Stato al Tesoro degli Stati Uniti, ha rilasciato commenti che sono stati interpretati come poco favorevoli per il dollaro. I controversi decreti esecutivi e le manovre penalizzanti per il commercio hanno minato la fiducia degli operatori, contribuendo ad accentuare la debolezza del biglietto verde. Di conseguenza, l’oro e i titoli auriferi hanno registrato un avvio d’anno incoraggiante, risollevandosi dai livelli di ipervenduto di fine 2016 e beneficiando dei movimenti al ribasso del dollaro USA. L’oro è avanzato di USD 58,38 (5,1%), chiudendo il mese di gennaio a quota USD 1210,65 l’oncia. Il NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR) ha guadagnato il 13,7%, mentre il MVIS Global Junior Gold Miners Index2 (MVGDXJTR) è progredito del 17,9%
In genere i mercati scontano piuttosto fedelmente i trend sul fronte della domanda, le aspettative di utile, le innovazioni tecnologiche e molti altri fattori, ma un aspetto che faticano a incorporare nei prezzi è l’incertezza. Ad appena due settimane dal suo insediamento, l’amministrazione Trump si preannuncia anticonvenzionale, controversa e imprevedibile. Potendo misurare il livello di incertezza del mercato nell’arco dei prossimi quattro anni, si noterebbe verosimilmente che lo spazio offerto dai grafici non sarebbe sufficiente. Negli Stati Uniti e all’estero sono in molti a essere seriamente preoccupati riguardo al futuro. A fronte di tassi d’interesse su livelli tuttora minimi e listini azionari statunitensi ai massimi pluriennali, a nostro avviso l’oro rappresenta un’alternativa d’investimento naturale a titolo di copertura contro la possibilità di esiti incerti facilmente in grado di danneggiare altre classi di attivi.
La negoziazione di oro in sintesi: metallo fisico e titoli cartacei Alla luce delle nostre competenze maturate negli investimenti in oro, ci viene spesso chiesto di illustrare la natura di tale mercato, considerando che alcuni investitori nutrono perplessità riguardo ai volumi scambiati. Di recente Bloomberg ha pubblicato un articolo in cui CPM Group, una società di ricerca specializzata in metalli preziosi Commento sull’oro – Gennaio 2017 e industriali, ha quantificato il mercato globale dell’oro. Nel 2015, in tutto il mondo sono state scambiate 310 358 tonnellate (10 miliardi di once) di oro, di cui 144 000 tonnellate (46,3%) fuori borsa (sul mercato over the counter) a Londra, e 130 350 tonnellate (42,0%) sul mercato dei future di New York. Tali cifre sono in netto contrasto con la domanda di oro fisico pari a 4 124 tonnellate stimata da Reuters GFMS nel 2015. L’elevata entità degli scambi salta ancora di più all’occhio se si considera che, dall’inizio dei tempi, le tonnellate di oro estratte sono state all’incirca 170 000.
I mercati sopra descritti consentono la negoziazione di enormi quantitativi di oro senza che, in pratica, ne venga mossa una singola oncia. Gli operatori sul mercato dei future ne sono consapevoli e si aspettano un tale procedimento, per cui solo in rari casi il perfezionamento di uno scambio prevede la consegna di oro fisico. Il mercato over the counter (OTC) è un mercato fisico e molte operazioni destinate alla consegna globale dell’oro vengono regolate via Londra. Tuttavia, un’oncia OTC può essere ceduta più volte durante un’unica giornata, e quindi soltanto una piccola parte dell’oro negoziato a Londra viene realmente trasferita a un nuovo proprietario. La stragrande maggioranza del volume di oro è pertanto negoziata tramite transazioni cartacee e non mediante il trasferimento di metallo fisico.
L’oro va inteso come un’attività finanziaria e non come una materia prima tradizionale Sebbene sia opinione diffusa che l’oro rappresenti un inutile relitto del passato, i milioni di investitori in oro la pensano diversamente. Per realizzare guadagni in questo settore è fondamentale comprendere il comportamento di chi investe nell’oro in modo mirato. L’aspetto più importante da capire è che l’oro (e con esso i suoi sostituti cartacei) viene usato non come una materia prima, ma alla stregua di un’attività finanziaria. Si tratta di uno strumento di deposito valori senza passività percepito come porto sicuro3 e utilizzato come tale nell’intera storia dell’umanità. Pertanto il prezzo dell’oro non è trainato dagli stessi fondamentali in termini di offerta e domanda come ad esempio la soia, il rame o il greggio.
Il grafico presenta un’analisi del prezzo di una materia prima tradizionale, completa dell’indicazione dei surplus e deficit di offerta sul mercato dell’oro fisico a partire dal 1988. Si vede che, in molti anni, il prezzo dell’oro è salito in concomitanza con un’eccedenza dell’offerta fisica del metallo giallo. Di converso, in diversi anni il prezzo dell’oro ha subito una flessione in corrispondenza di un deficit di offerta. Da un punto di vista economico ciò non risulta logico, per cui un’analisi dell’offerta/domanda di oro fisico non costituisce un indicatore affidabile dei prezzi. A nostro avviso ciò è dovuto a tre ragioni: la difficoltà di misurare il mercato fisico globale in modo accurato; gli enormi depositi di oro fuori terra; la possibilità che i volani dell’investimento nel mercato dei titoli auriferi possano prendere il sopravvento sul mercato fisico.
Offerta di oro verso variazione dei prezzi
Direzione di marcia determinata dalla domanda di investimenti dell’Occidente Poiché l’88% del volume di contrattazione globale ha luogo a New York e Londra, riteniamo che a incidere sulle quotazioni dell’oro sia soprattutto la domanda di investimenti dei paesi occidentali. Gli investitori occidentali e di altri paesi usano l’oro per monetizzare le loro opinioni in merito a valute, tassi d’interesse, rischio geopolitico, rischio finanziario sistemico, politiche delle banche centrali, inflazione, deflazione e rischio di coda (tail risk), ossia i principali fattori che contribuiscono a trainare il prezzo dell’oro. Hanno un ruolo rilevante anche i fattori tecnici, in quanto molti investitori prendono decisioni basate sull’andamento dei grafici. I prezzi possono essere volatili, e proprio la volatilità è un altro aspetto che in genere attrae una determinata tipologia di investitori. Gli operatori commerciali, tra cui le aziende del settore della gioielleria e della produzione, ricorrono a questi mercati per la negoziazione di metallo o a fini di copertura, anche se ipotizziamo che rappresentino un volano meno importante in termini relativi rispetto alla domanda di investimenti.
Secondo i dati diramati da CPM Group, Cina e India sono i due maggiori consumatori di oro, con una domanda di oro fisico pari complessivamente a 1 803 tonnellate nel 2015. Benché ciò equivalga al 44% del consumo di metallo fisico, questi due paesi non superano però il 7,9% (24 518 tonnellate) delle transazioni di oro globali. Non esistono scambi d’oro moderni in India, mentre lo Shanghai Gold Exchange e il mercato emergente dei future cinesi devono ancora compiere molta strada prima di poter competere con le piattaforme di trading occidentali. Di conseguenza, anche se l’Asia assorbe la maggior parte della domanda fisica, per i prezzi dell’oro questa regione tendenzialmente svolge un ruolo secondario. I mercati locali in India e Cina scambiano generalmente con un premio o sconto rispetto ai mercati occidentali, in funzione dei livelli di domanda locale. Gli investitori asiatici sono sensibili agli aumenti dei prezzi, poiché durante i periodi di debolezza di questi ultimi la domanda tende ad aumentare. Gli acquisti asiatici aiutano generalmente a fissare un livello minimo per i prezzi dell’oro, mentre di norma la domanda di investimenti occidentale li sospinge al rialzo.
Possibilità di manipolazioni sul mercato dell’oro? Forse sì, ma senza effetti duraturi Alla luce della struttura insolita del mercato dell’oro ci viene anche chiesto se questo mercato sia esposto a manipolazioni. Anche se non ci sorprenderebbe scoprire che il mercato dell’oro sia stato manipolato, riteniamo che possa esserne interessato in misura inferiore ad altri mercati. A essere spesso manipolati dai governi sono, ad esempio, i mercati valutari. I mercati obbligazionari, dal canto loro, sono manipolati dalle banche centrali dall’inizio della crisi finanziaria. Alcuni governi, banche e hedge fund possono occasionalmente trarre vantaggio da quotazioni aurifere più basse. Assistiamo di tanto in tanto a movimenti dei prezzi anomali dovuti a cospicui ordinativi sul mercato dei titoli cartacei in momenti di volumi di contrattazione modesti. Ciò è accaduto soprattutto in condizioni di debolezza dei mercati. Sarebbe ingenuo, tuttavia, parlare di un mercato dell’oro «truccato» basandosi soltanto su questo elemento. L’entità del mercato cartaceo è senz’altro degna di nota, ma esso continua a essere sostenuto dai fondamentali dell’oro. A nostro avviso, l’eventuale riuscita di un tentativo di manipolazione potrebbe influenzare i prezzi soltanto per brevi periodi di tempo. Considerando le ampie dimensioni del mercato dell’oro, è da escludersi che una qualsivoglia manipolazione possa avere un effetto duraturo.

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