Francia sotto i riflettori

A cura di Amundi

Come dimostra l’ampliamento, dalla fine del 2016, dello spread tra i rendimenti obbligazionari francesi e tedeschi, gli investitori internazionali stanno seguendo con grande interesse i rischi legati alla campagna presidenziale francese.
La ragione di questa preoccupazione riguarda un’eventuale vittoria il 7 maggio di Marine Le Pen (candidata del Front National), un avvenimento che potrebbe favorire l’uscita del Paese dalla zona Euro e la ridenominazione del debito francese, nonché decretare addirittura la fine della moneta unica.

Il contesto è propizio a una esagerazione di questo rischio. Innanzitutto, dopo le grandi sorprese elettorali del 2016 (vittoria della Brexit e poi di Donald Trump), numerosi osservatori si attendono che l’ondata populista contagi anche altri importanti Paesi sviluppati. Non stupisce quindi se i sondaggi (che puntualmente indicano la sconfitta di Marine Le Pen, ma che hanno anche sottostimato il voto di protesta nel RU e negli USA) siano considerati molto poco affidabili.

Tuttavia, vi sono due grossi ostacoli a questo scenario:

  1. Anche se Marine Le Pen dovesse vincere di larga misura il primo round delle elezioni presidenziali, riuscirà ad avere la meglio solamente se il suo avversario non riuscirà a raccogliere il gran numero di voti degli elettori di centro e dei partiti tradizionali che vogliono bloccare il Front National. Finora, questi travasi di voti si sono sempre verificati, sia alle elezioni nazionali che regionali. Tuttavia, al momento è impossibile stabilire con un soddisfacente livello di confidenza chi sarà il suo avversario. In base agli ultimi sondaggi, dietro la Le Pen, ampiamente in testa con il 26% delle intenzioni di voto, ci sarebbe Emmanuel Macron (independente, centro), con il 20%, François Fillon (repubblicano, destra), sempre con il 20%, e Benoît Hamon (socialista, sinistra) con il 16%.
  2. La vittoria alle elezioni presidenziali non conferisce la maggioranza di governo. Per ottenere un simile risultato si devono vincere anche le elezioni legislative, previste per l’11 e il 18 giugno: la loro formula, maggioritario a doppio turno, è fortemente sfavorevole al Front Nationale. Senza la maggioranza all’Assemblea Nazionale, Marine Le Pen, anche se dovesse diventare Presidente, non potrebbe applicare interamente il suo programma, a iniziare dalla reintroduzione della valuta nazionale (che, in ogni caso, andrebbe incontro a forti resistenze, visto che la maggior parte dei francesi, ma anche alcuni esponenti del suo stesso partito, non intendono abbandonare l’euro).

Forse alcuni investitori internazionali sottostimano questi fattori. Ѐ pur vero che la campagna elettorale, da sempre ricca di colpi di scena, potrebbe serbare ulteriori sorprese.

Il tema del rischio politico francese, inseparabile da quello della sopravvivenza della zona Euro, continuerà ad avere un ruolo di primo piano e diventerà ancora più importante nel corso delle prossime settimane. La vittoria, il 7 maggio, di un partito tradi-zionale o di un candidato del centro, che resta il risultato più probabile, ridurrebbe di gran lunga il livello di incertezza, ma non lo elimi-nerebbe del tutto, visto che questi candidati non sono sicuri di riuscire a formare una maggioranza parlamentare e che alcuni di loro anche se in misura diversa – intendono prendere le distanze dagli impegni fiscali presi nei confronti dell’UE. Ma questi sono temi per la seconda parte dell’anno e per ora non rappresentano la maggior fonte di preoccupazione.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!