Rally di breve sul dollaro, sterlina ed euro in ribasso nelle prossime settimane

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote
L’ottimismo generale che pervade gli indici azionari americani si basa su uno scenario economico robusto: i membri della Fed se ne escono con dichiarazioni sempre più rialziste e l’accelerazione impressa alla locomotiva americana potrebbe di fatto aumentare gli utili delle aziende. Dopo che Hackers è passato dalla parte di quelli che voterebbero per un rialzo dei tassi già il prossimo mese i Fed funds sono partiti a spron battuto. Poichè i Dot mediani sottostimano un terzo rialzo per l’anno in corso, ci aspettiamo un rally di breve periodo sul dollaro.
Da segnalare che i rendimenti continuano a salire sulla scorta di dati inflattivi migliori del previsto allargando lo spread tra i tassi Usa e quelli degli altri Paesi sviluppati.  Tuttavia, il biglietto verde ha perso l’occasione di seguire questi solidi indicatori e sospettiamo che il ritardo tra il differenziale dei tassi Usa e la valuta di riferimento sia una funzione delle aspettative in crescita sulla ripresa economica globale.
Considerato che c’è assolutamente spazio per un movimento al rialzo dei tassi Usa a breve, quello che occorre affinchè ciò accada è un elemento che funga da detonatore, come ad esempio la riforma “fenomenale” sulle tasse promessa da Trump, che potrebbe vedere la luce entro il prossimo mese. Qualora si materializzasse, uno stimolo di tale portata risulterebbe sufficiente a promuovere nuove previsioni di crescita in netto miglioramento  e forzerebbe i mercati a riprezzare al rialzo i tassi a breve.
Dall’altra parte dell’Atlantico, non sono passati inosservati i commenti infuocati del Presidente della Commissione Europea Juncker che ha annunciato un “conto salato” per il Regno Unito che si appresta a lasciare l’Unione. Secondo noi, le sue parole rafforzano la visione che una soft Brexit sia in realtà l’unica strada praticabile. In un discorso davanti al Parlamento del Belgio, Juncker ha detto che la Gran Bretagna dovrà affrontare un duro negoziato e che non saranno fatti sconti. Londra deve infatti ancora pagare 60 miliardi di euro all’Europa, pari ai finanziamenti che il Regno spenderà nei prossimi anni fintantochè sarà un membro a tutti gli effetti.
E’ improbabile che la somma venga restituita in un’unica soluzione, mentre crediamo che il rimborso a rate consentirà a UK di continuare a mantenere un piede dentro per quanto possibile. Siamo convinti che il Parlamento britannico darà il via libera alla May per impugnare l’articolo 50 (nonostante una parte politica cerchi di suggerire il contrario) dando così il via alla lunga marcia verso l’uscita. Pertanto crediamo che proprio a causa delle incertezze rappresentate sul percorso di uscita la sterlina possa subire un temporaneo ribasso il prossimo mese , per quanto i fondamentali in miglioramento sia all’interno che fuori dai confine del Regno riusciranno a supportare ulteriormente la ripresa economica e la forza della valuta.
Considerando che i mesi a venire saranno densi di notizie politiche i cui riflessi potrebbero produrre un impatto rilevante sulla direzionalità dei mercati, confermiamo la nostra indicazione di shortare il cambio EURCHF. Il franco svizzero rimane ancora l’investimento safe haven più gettonato tra gli investitori europei, a dimostrazione il fatto che la Banca nazionale svizzera è nuovamente dovuta intervenire –  la scorsa settimana  – con un’immissione di 12 miliardi di franchi per difendere il cambio a 1,06.
Per finire, il clamore che abbiamo sentito circa i negoziati per accordare alla Grecia il terzo salvataggio è un perfetto esempio di come il rumore di fondo possa agire per celare la realtà, un trend che sembra ormai andare per la maggiore nel 2017. Secondo noi infatti l’attuale debolezza dell’euro deriva dall’accentuazione del rischio politico legato alle prossime elezioni olandesi e francesi e guardando più avanti la sostenibilità del debito Greco non può che essere risolta attraverso la ristrutturazione del debito, in particolar modo se consideriamo che anche i tassi europei si stanno avvicinando alla fine del QE.
 

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