Il grafico daily evidenzia questa incapacità della moneta unica di realizzare massimi superiori ed ora alla rottura eventuale dell’ultimo minimo a 1.2777, è probabile una accelerazione ribassista fino almeno a 1.2500 ma anche 1.2330 non si deve escludere.
Questa mattina troviamo l’Euro al di sotto di 1.2900 e quindi nel breve anche 1.2775 non sembra così lontano e potremmo testarlo anche oggi in giornata.
Oggi è atteso il Pil del quarto trimestre, che potrebbe essere il peggiore dal 1980 con un possibile -4.5% (secondo le ultime stime) anche se il consensus pare addirittura peggiore (-5.5%).
Questa notte è passato il piano da 285 miliardi di dollari, che era stano criticato dai Repubblicani, ma alla fine è passato lo stesso, mentre oggi pomeriggio attendiamo altri dati, il Chicago Pmi e l’indice di fiducia dell’Università del Michigan, con nuovi cali attesi.
Per ultimo segnaliamo il calo dei tassi da parte della Rbnz, la Banca Centrale Neozelandese, che ha tagliato i tassi portandoli ieri al 3.5%. Mai in Nuova Zelanda i tassi erano stati così bassi.
NzdUsd continua a scendere e i Cross di Nzd non hanno tregua. NzdJpy a 45.50 mentre EurNzd si avvicina a 2.5200. Nel breve periodo EurUsd che dovrebbe scendere in area 1.2850 per poi correggere mentre il UsdChf sale verso 1.1600 ed UsdJpy potrebbe salire verso 91.00 alleviando la pressione sui cross dello Yen.
EurChf che rimane sotto pressione con la Snb impegnata a combatterne l’eccessiva forza mentre l’EurYen rimane ancora in down trend. EurGbp che dovrebbe scendere in area 0.8970 mentre AudUsd dovrebbe scendere sui supporti posti a 0.6400.
L’Euro fallisce le resistenze cruciali e ripiega!
La sensazione che abbiamo nelle ultime sedute è che qualcosa stia cambiando. Fino ad oggi abbiamo notato una correlazione legata all’avversione al rischio tra mercati azionari e valute, con il dollaro e lo Yen in salita nelle giornate di borsa negative (e petrolio in calo) e viceversa. Cominciamo a pensare che dopo questo quasi infinito de-levereging, in atto ormai da più di un anno, gli investitori cominceranno a pensare di investire nelle zone che prima delle altre saranno ritenute capaci di trovare una soluzione alla crisi economica. In questi giorni si assiste già a pensieri di questo tipo che potranno cambiare gli scenari, e il primo beneficiario di questa situazione sembra proprio essere il dollaro. E’ vero che gli States attraversano la crisi più importante della loro storia, ma è possibile che in termini di rapporti valutari, e soprattutto nel cambio principale, l’Eurusd, i rapporti di forze possano essere drasticamente rivisti nel medio termine. Forse a caratterizzare i prossimi movimenti di medio saranno più i problemi europei che la forza della ripresa Usa, ma certo è che l’Euro sembra non avere più la forza di un tempo, e anche il quadro tecnico continua a mostrare segni di indebolimento strutturale con la presenza di massimi continuamente inferiori.